Carissimi,
la celebrazione odierna apre alla rievocazione di un evento compiuto dai Maceratesi 70 anni fa: Macerata Civitas Mariae. Nella cultura occidentale sono altamente simbolici i centenari, mentre in quella biblica che considera il 7 numero di perfezione il numero 70 assurge a data pienamente simbolica. Il salmo 90 recita: “Gli anni della nostra vita sono settanta” per indicare che questa data definisce il tempo completo di una generazione.
 Dopo la generazione che al tempo di monsignor Cassulo il 15 novembre 1952 consacrò Macerata come Civitas Mariae, la nostra è la generazione nuova chiamata a far memoriale di quel bel gesto di devozione. Non solo a ricordarlo, ma almeno per chi crede è necessario farne un memoriale. Questo significa che dobbiamo comprendere il senso pieno di quel gesto, chiederci cosa ancora ne permanga vivo, soprattutto domandarci come rinnovarlo in un senso che lo faccia crescere per dare vita al presente e al futuro della nostra generazione.

Nella mia responsabilità di Vescovo e quindi di guida del discernimento spirituale della comunità cristiana maceratese, ho lungamente meditato sul significato della Consacrazione di Macerata come “Civitas Mariae”. Il senso che la generazione passata ha inteso dargli è ben espresso dalla preghiera scritta da monsignor Cassulo, che rileggeremo stasera raggiungendo la Piazza della Libertà e fermandoci davanti all’immagine che brilla sulla facciata della Casa Comunale. Macerata si affida alla protezione e custodia di Maria Santissima e chiede da lei soprattutto intercessione e misericordia.

In quella preghiera si suggerisce però anche un impegno per la Città, che autorizza a leggere la Civitas Mariae con un significato diverso e complementare. Macerata è Città di Maria perché si consacra e si affida alla Vergine Santa in maniera del tutto peculiare e maggiore rispetto ad altre città genericamente devote alla Madonna.
 

Ma il senso nuovo di questo titolo è che Macerata è Città di Maria perché desidera e chiede che la Vergine Santa risieda spiritualmente tra noi in modo unico e speciale. Il nostro gesto che rinnova la Consacrazione, vorrei vederlo come una specie di conferimento spirituale alla Madonna della Cittadinanza onoraria di Macerata.

Quando si considera Cittadino onorario qualcuno, lo si vuol omaggiare di un particolare onore, ma ci si assume anche il dovere morale di imitarne le virtù, di prenderlo a modello di cittadinanza esemplare. Da ora in poi ci impegniamo spiritualmente ad essere maceratesi come sarebbe maceratese la Madonna se venisse realmente a vivere tra noi.

Nelle belle riflessioni che il Patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia e due giovani teologhe suor Roberta Vinerba e suor Ombretta Pettigiani ci hanno offerto nel Convegno che si è tenuto due giorni fa, sono state messe in luce le bellissime e molto attuali virtù umane di Maria. Tornando dal Convegno pensavo con invidia agli abitanti di Nazareth dei tempi di Cristo, perché certamente doveva essere bello avere Maria, Giuseppe e Gesù come amici e vicini di casa.

La frequentazione di persone buone rende migliori, per questo credo che il senso del gesto che andiamo a compiere sia di prenderci ciascuno un impegno serio di frequentare più assiduamente la compagnia di Maria, Giuseppe e Gesù. Prenderceli spiritualmente come vicini di casa: che si salutano ogni mattina andando al lavoro, invitandoli a passare con noi i giorni di festa, chiedendo la loro vicinanza ed il loro conforto nei giorni della prova e del lutto.

Macerata città di Maria perché Maria abita in questa città, perché Maria si senta di casa tra noi. Questo è il desiderio ed il pensiero con cui celebro con voi questa Eucaristia e con cui vivremo questo gesto di devozione e di fede”. 

+ Nazzareno, vescovo

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