L’inaugurazione della mostra fotografica permanente di Adriana Pierini sull’opera del «Muratore di Dio» è stata anche occasione per informare (e rassicurare), perciò, i fedeli accorsi sul prossimo futuro di San Leonardo.Un luogo in buone mani, del quale si occuperà anche il parroco di Montefortino, don Giampiero Orsini, costretto, come scherza lui stesso, a «qualche capriola in più» tra le montagne e le varie chiese di sua competenza. «Ogni pietra passata nelle mani di padre Pietro è intrisa di amore, pazienza, attesa e contemplazione – hanno affermato le suore, esprimendo il loro commiato in una lettera condivisa -, un inno silenzioso ma eloquente a innalzarsi sopra l’opera stessa e che richiama l’essenziale della vita: la fede». Luogo di preghiera e di rifugio San Leonardo lo è stato anche per lo stesso eremita, dapprima, e
monaco, poi, secondo il pensiero espresso da padre Gianfranco Priori, conosciuto anche come frate Mago: «Padre Pietro non ha temuto i rischi e le critiche – ha detto -, essere contro corrente è stata una sua qualità. La contemplazione e l’amore per la montagna, sua sposa, è ciò che il Signore aveva disegnato per lui, e le foto raccontano questo progetto, essere prete e muratore, due realtà coniugate». Portando il saluto del vescovo di Fermo, mons. Luigi Conti, il vicario generale della Diocesi, don Pietro Orazi, ha espresso «gioia e gratitudine» per il lavoro di padre Lavini, riportando anche un aneddoto avvenuto tra il Presule e il custode di San Leonardo che, proprio dopo un loro incontro, ricevette la notizia della sua nuova nomina. Durante i momenti che precedono la visita dell’esposizione, allestita proprio all’ingresso del Monastero, è evidente la commozione così come il sollievo nel comprendere che il sogno di padre Pietro si sia realizzato (anche con il completamento dell’ultima scalinata che conduce all’atrio) e che continui nella preghiera dei tanti che ancora proseguiranno il loro silenzioso pellegrinaggio dalle gole dell’Infernaccio.