Ore concitate in Burkina Faso dopo gli attentati rivendicati dal gruppo terroristico Al Qaida per il Maghreb islamico (Aqmi) nel centro della capitale Ouagadougou. Questa notte, un commando ha fatto irruzione all’interno dell’hotel Splendid, frequantato soprattutto da stranieri, uomini d’affari e personale in forza alle Nazioni Unite, e del Cappuccino Café, un bar con stile occidentale, causando la morte di 23 persone (di 18 nazionalità diverse) e almeno 33 feriti. L’esplosione di alcune autobomba avrebbe preceduto l’azione dei terroristi, prima del blitz risolutorio delle forze speciali che ha consentito di liberare 126 ostaggi. Tre, invece, i jihadisti rimasti uccisi.
A causa di questi avvenimenti, è bloccato all’aeroporto di Ouagandougou anche il vescovo di Pinerolo, mons. Pier Giorgio Debernardi, in Africa per un progetto di cooperazione della Diocesi di Dorì (leggi Qui il servizio del Sir). Se oggi l’Hotel Splendid rappresenta un luogo d’interesse mediatico anche per le altre agenzie di stampa di tutto il mondo, infatti, di certo il Burkina Faso è da anni al centro dell’interesse della stampa cattolica e dei progetti avviati dalla Chiesa. Non secondaria è l’attività svolta dal Magis (Movimento e Azione dei Gesuiti italiani per lo Sviluppo) italiano, il quale è impegnato nella ripresa economica, culturale e sociale del Paese. Un insieme di uomini e donne, religiosi e laici, che sotto l’insegna del volontariato sono impegnati in prima persona sul territorio, non con la brutalità delle armi ma attraverso azioni ben più significative.
«Confidiamo che questi momenti drammatici abbiano presto fine – ammettono alcuni dei volontari della onlus raggiunti al telefono e in procinto di organizzare la partenza per l’Africa la prossima settimana -, tuttavia, conosciamo la fierezza e l’umanità di questo popolo e non crediamo che la radice fondamentalista possa attecchire. Certo, la paura per chi vive là, siano essi operatori, religiosi o le stesse persone africane che abbiamo conosciuto in questi anni, è grande, nonostante i luoghi interessati dagli attacchi non siano di nostra usuale frequentazione. In questo momento – conclude -, stiamo cercando di contattare chi è nel Burkina per essere costantemente aggiornati sulla situazione».