Francesca D'AlessandroFrancesca D’Alessandro*

In un momento di gravi difficoltà per le famiglie, sempre più dimenticate dallo scenario politico e sociale, all’interno del quale l’Italia si trova con una decrescita demografica con un trend a dir poco allarmante (solo nel 2015 si contano circa 50mila nati in meno rispetto al 2014), invece di potenziare le strutture ospedaliere del territorio adibite proprio alle nascite, la politica regionale pensa bene di operare tagli e accorpamenti in nome di un’ottimizzazione delle risorse economiche (sul tema, leggi nel sito anche gli editoriali di Franco Maiolati e Andrea Corsalini).

Sì, perché di questo si tratta. Oggi, ciò che conta di più è il risparmio su tutto, in barba a chi ha ancora voglia (fortunatamente!) di mettere al mondo un figlio, il dono più grande per una coppia, futuro per la società tutta e, perché no, stimolo per l’economia. Le chiusure dei punti nascita di Fabriano, Osimo e San Severino Marche rappresentano in pieno l’incapacità di vagliare tutte le problematiche che scaturiscono da un servizio sanitario che, di fatto, non pone tutti i cittadini sullo stesso piano, ma li divide in Serie A e Serie B.

Per quale motivo una donna dell’entroterra non deve più avere la possibilità di scegliere di partorire vicino casa?

Senza considerare il fatto che i collegamenti con la città di Macerata sono ancora oltremodo scomodi (non è un eufemismo dire che la strada da fare è molta), per cui le urgenze sarebbero difficili da gestire. Altro punto critico su cui riflettere è la capacità o meno da parte del reparto di ostetricia e ginecologia del nosocomio maceratese di ospitare un’utenza così vasta. Un reparto già in forte sofferenza, sia dal punto di vista delle strutture, che del personale impiegato.

Di quanto sarà aumentato l’organico ospedaliero in vista di un carico di lavoro così grande? Il reparto di maternità sarà spostato in un settore dell’ospedale con più posti letto e sale operatorie oppure tutto rimarrà invariato?

Il diritto alla salute prevede che si faccia ogni sforzo possibile per superare logiche che vadano esclusivamente in un’ottica di risparmio. L’economia non può e non deve oltrepassare il benessere delle persone e i cittadini, che pagano le tasse tutti allo stesso modo, non possono essere penalizzati sulla base della loro residenza. La politica dovrebbe fare di tutto per aiutare le famiglie, dall’incoraggiare le nascite al sostenere con aiuti adeguati la natalità, ma ci si ritrova a dover fare i conti con i numeri e i tagli fatti sulla pelle delle persone, senza considerare che i bambini che nascono, o non nascono, sono il futuro della nostra società. Quella stessa società che dovrebbe essere governata mettendo al centro l’essere umano. 

*Presidente del Movimento per la vita di Macerata

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