Meta prescelta o destinazione casuale? I flussi migratori sembrano interessare in maniera particolare la città e la provincia di Macerata. Per avere un quadro più completo della situazione, oltre i luoghi comuni, ne abbiamo parlato con il prefetto Roberta Preziotti, che rassicura: «Le misura di sicurezza sono sufficienti».

Il prefetto Preziotti con il sindaco di Macerata Carancini al suo arrivo in città
Il prefetto Preziotti con il sindaco di Macerata Carancini al suo arrivo in città

Dottoressa Preziotti, quali sono le previsioni ipotizzabili rispetto agli “arrivi” sul nostro territorio?
Il delicato contesto internazionale, caratterizzato da un’estrema fluidità degli scenari e da una stretta connessione tra le vicende politiche dei Paesi mediorentali e l’attuale flusso migratorio, non consente una previsione certa sui dati degli arrivi in Italia, nè tanto meno in provincia di Macerata. È pensabile che la stagione estiva col miglioramento delle condizioni meterologiche favorisca un aumento degli arrivi tramite mare, sulle coste meridionali del nostro Paese, come del resto accaduto anche nel corso del 2015. Non è possibile, tuttavia, fare previsioni sui numeri. Al momento la provincia di Macerata ospita poco più di 700 persone richiedenti la protezione internazionale: tale numero è frutto non del caso ma di un’attenta distribuzione su base regionale coordinata dalla Prefettura del Capoluogo ed effettuata tenendo conto sia del territorio, che della popolazione. Posso senz’altro affermare, però, che il sistema di accoglienza italiano ha dato, finora, una notevole prova di coesione ed efficacia. In particolare, la provincia di Macerata ha affrontato le sfide poste del fenomeno migratorio con generosità e si è contraddisinta per l’apertura a politiche d’integrazione.

L’ingresso del Centro di Ascolto e di Prima Accoglienza in via Zara a Macerata

Quali sono i punti di forza e le criticità, se vi sono, delle strutture di accoglienza maceratesi?
Voglio rassicurare la collettività sull’attenta opera di vigilanza che la Prefettura e le Forze dell’Ordine conducono regolarmente su queste strutture. Al loro arrivo, tutti i richiedenti la protezione internazionale vengono immediatamente identificati e sottoposti a visite mediche. L’attenzione sul fenomeno viene mantenuta ai massimi livelli grazie a frequenti ispezioni, anche dopo l’assegnazione dei cittadini extracomunitari ai nostri centri. Ciò ha consentito, nei mesi passati, di riscontrare e porre rimedio a situazioni di criticità sia sotto il profilo degli standard minimi di accoglienza, sia sotto quello del rispetto delle norme da parte di chi è ospite. Questi controlli assicurano, da un lato, la vigilanza continua sulle strutture e, dall’altro, sono volti a garantire ai richiedenti protezione internazionale condizioni di accoglienza adeguate e percorsi di integrazione reali.

La riunione dell'agosto scorso in prefettura con il questore e il sindaco di Macerata
La riunione dell’agosto scorso in prefettura con il questore e il sindaco di Macerata

Quale collaborazione offrono i Comuni della provincia?
La presenza di strutture adeguate alle esigenze ricettive dei migranti ha sempre riscontrato disponibilità. Proprio recentemente un Comune “virtuoso” (leggi qui l’articolo) ha accettato la proposta della Prefettura di impiegare, su base volontaria e gratuita, i cittadini ospiti sul proprio territorio in attività di volontariato socialmente utili. Si tratta di percorsi virtuosi che, in qualche modo, assicurano un contatto diretto tra i richiedenti asilo e la popolazione residente e sono orientati a favorire uno scambio, sul piano dell’umanità, di esperienze e storie personali.

Sono sufficienti le misure di sicurezza predisposte?
Assolutamente sì, anche perché a nuovi arrivi possono corrispondere uscite dai centri da parte di richiedenti asilo per motivi diversi. Mi riferisco sia al trasferimento presso gli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), per coloro che hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale da parte della Commissione; sia all’uscita di coloro per i quali si è concluso negativamente il percorso giuridico avverso il provvedimento di diniego.

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