Nella provincia di Macerata il primo semestre 2016 ha visto 179 imprese artigiane iscritte e 172 cessazioni, portando il totale delle imprese artigiane a 10.804, con un saldo positivo di 7 unità. Sono numeri elaborati dal Centro Studi Cna Marche su dati Infocamere.

«Prosegue anche nella prima parte dell’anno – afferma Luciano Ramadori, direttore provinciale della Cna di Macerata – la flessione del comparto del calzaturiero, in cui quasi la metà delle imprese artigiane della filiera della provincia segnala una diminuzione dell’attività rispetto allo stesso semestre del 2015. I dati sono invece migliori per il settore delle costruzioni, in cui con un flebile aumento del +0,33% si inverte una lunga scia di trimestri negativi. Sostanzialmente stazionario è il settore alimentare, dell’abbigliamento e dei servizi alla persona. Continua a decrescere quello del trasporto. Aldilà delle considerazioni generali sulla stagnazione economica e sulle cause interne ed internazionali della stessa, ciò che continua a pesare è la pressione fiscale».

«L’Osservatorio permanente della Cna sulla tassazione delle piccole imprese, che ha analizzato un totale di 124 comuni italiani a partire da quelli capoluogo di regione e di provincia – aggiunge il Presidente della Cna Provinciale di Macerata Giorgio Ligliani – ci dice che più della metà del reddito serve per pagare le tasse. A Macerata, nel 2016, un imprenditore artigiano medio paga il 61,2% di tasse (Total Tax Rate, cioè peso complessivo del fisco), potendo contare su un reddito disponibile di poco superiore a 19.300 euro, 854 euro in meno rispetto a 5 anni fa. Solo da domani, 11 agosto, le aziende smetteranno di lavorare per il fisco e inizieranno a guadagnare per sè, nel cosiddetto Tax free day o giorno della liberazione dalle tasse».

La stima è riferita ad un’impresa individuale tipo, con 5 dipendenti, un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e un negozio di 175, con 430mila euro di fatturato e 50mila euro di utili. In relazione a questi dati, Macerata ottiene un poco ammirevole 52esimo posto (su 124) nella classifica delle città italiane dove la pressione fiscale è più alta. Il primo posto spetta a Reggio Calabria, con il 73,2% (seguita da Bologna, Roma, Catania e Firenze), mentre la città meno onerosa è Gorizia, con il Ttr al 54,4% e Tax free day il 17 luglio.

«A questo punto – conclude Ligliani – è assolutamente necessario virare verso la riduzione della pressione fiscale, invertendo la tendenza a trasferire sulle imprese anche gli oneri dei controlli».

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