Il quarto incontro del Corso di preparazione al Matrimonio della Vicaria di Treia propone una domenica insieme tra coppie di fidanzati, coppie organizzatrici, sacerdoti e anche giovani famiglie che hanno il piacere di unirsi. Un sole tiepido ma generoso accoglie le coppie fuori dalla Chiesa Gesù Redentore di Appignano. Di seguito la Celebrazione Eucaristica, presieduta da don Pio Pesaresi, presenta le coppie alla comunità parrocchiale. Alla fine della celebrazione, gli organizzatori fanno un dono ai fidanzati che sia simbolo delle nuove famiglie che essi formeranno. La scelta, che viene confermata da qualche anno, cade su una piantina di leccio.

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Don Pio Pesaresi

Il leccio è una quercia, quindi è una pianta solida, è ultracentenario, quindi è simbolo di longevità, e inoltre è sempreverde, quindi è ospitale per la vita durante tutto l’anno. Regalare questa giovane piantina è regalare un bisogno: nei primi anni avrà necessità di cure e riparo, di amore e pazienza, ma poi crescerà maestosa e generosa. Il leccio nei periodi invernali, quando la natura mette a dura prova, non perde le foglie e diventa rifugio per ogni specie di uccelli nelle lunghe notti fredde. I volatili ringraziano il loro amico leccio con gli escrementi, che per primavera si saranno trasformati in fertilissimo humus, necessario alla crescita del leccio stesso e di nuove piantine. E così, grazie alla presenza di un leccio maturo, il bosco giovane cresce e si espande. Il leccio maturo è come quelle coppie di sposi che hanno festeggiato le nozze d’oro, sanno sempre essere riparo per le nuove coppie; la loro vita insieme è stata un alternarsi di stagioni belle e meno belle, sole e pioggia, quiete e tempesta, notte e giorno. Una curiosità: la Madonna a Fatima è apparsa sopra a un leccio. Sarà un caso?

La foto di gruppo è un rito inevitabile e proietta al pranzo insieme. All’oratorio, due lunghe file di tavoli sono imbandite per i commensali e, al centro, generose quantità di pietanze sono state preparate per essere condivise. Il pranzo consumato “collaborando” è un’altra opportunità per approfondire la conoscenza tra le coppie; l’augurio solito è che possano nascere grandi amicizie per aiutarsi nei momenti difficili da sposi. Nel primo pomeriggio, nonostante lo stomaco appagato proponga un allettante pisolino, l’attenzione è allertata da don Gabriele, che riassume il percorso fatto fin qui dalle coppie e presenta la prossima stuzzicante riflessione.

Don Gabriele Crucianelli e suor Lorella Mattioli
Don Gabriele Crucianelli e suor Lorella Mattioli

Che differenza c’è tra preghiera e preghiere? Suor Lorella Mattioli rivolge questa domanda alla platea riunita in silenzio e in attesa di sapere di cosa si tratta. Caratterizzare il secondo termine è di sicuro più semplice: le preghiere sono delle formule, dei testi che aiutano ad esprimere dei concetti che qualcuno ha scritto e pensato prima di noi e per noi. La preghiera, invece, è tutt’altro, è incontrare Qualcuno, Cuore a cuore. Suor Lorella, quindi, anticipa subito che in questa occasione non si dirà preghiere ma si pregherà insieme, la coppia pregherà unita per incontrare Qualcuno. Infatti, il matrimonio Cristiano si fa in tre, un posto va riservato a Dio, che non è un intruso! La dignità più alta del Matrimonio sta nell’essere incontro tra due battezzati, cioè due persone in cui Cristo vive. Il Battesimo è alla base dei Sacramenti, per questo sarebbe bello sostare un momento di fronte al Fonte Battesimale quando si entra in chiesa. Come dice papa Francesco, si deve festeggiare il giorno del proprio Battesimo come il compleanno in Cristo.

Così, abbracciando l’altro si stringe anche Cristo e, quando «ci si riunisce in preghiera in due o più», Cristo si sofferma con noi, prega con noi. Nella preghiera si diventa mediazione di Dio per l’altro. Dio consegna l’altro a ciascuno come dono per la vita, soprattutto per imparare su di sé e insegnare all’altro a sviluppare la capacità di amare. Solo in relazione all’altro si può diventare se stessi. Grazie ai pregi e principalmente ai difetti dell’altro, si può raffinare la propria capacità di amare. Prima di incontrare l’altro, chi ero? Come stavo? Mi accorgo che ero ripiegato su me stesso, che la routine mi assorbiva totalmente? La Cresima è un altro tassello necessario, il cui dono è lo Spirito Santo, cioè l’Amore con cui Dio ama e infiamma il mondo. Egli vuole che lo sposo ami la sposa, e viceversa, come li amerebbe Lui; però l’amore dei due, da solo, è piccolo e finirebbe presto, «senza di me non potete fare niente».

In Paradiso, il giudizio si baserà sull’amore dato, all’altro sarà chiesto: ti sei sentito amato come ti avrei amato io? Ti sei sentito felice? Al contrario, se gli sposi si sentono tristi e infelici, ognuno si interroghi: dove non ho amato oggi? Dove mi sono tirato indietro ad amare oggi? E se la giustificazione all’infelicità è: «Non ti amo perché non sono più felice», si provveda subito a leggerla al contrario: «Non sono felice perché non ti amo». Il non amare fa tornare l’uomo vecchio chiuso in se stesso, fa attivare un vivere avaro e un grattare il cuore, in cerca di qualche fugace emozione. Allora, suor Lorella pone la domanda che fa seguito a quella iniziale: come si prega in coppia? Innanzitutto, nessun foglietto illustrativo registra controindicazioni nel pregare in coppia! La prima preghiera è di ringraziamento, come quella di Tobia: ringraziare ogni volta Dio per aver fatto incontrare i due sposi. L’incontro e l’unione in Matrimonio dei due sposi non sono fatti banali, al contrario, un allontanamento dei due diventa uno scostarsi da Dio.

dscf1757Questa parte può sembrare noiosa e ripetitiva ma Dio fa sempre cose nuove, ogni mattina c’è un’alba ma è ancora fresca e bella. Così non stanchiamoci di ringraziare. Poi, ciascuno preghi per l’altro, chiedendo qualcosa di cui l’altro ha bisogno, come la soluzione a una pena, un problema fisico, una croce. In questa preghiera si può diventare strumento, mediazione, verso Dio, vale a dire, l’uno dona Dio all’altro. In ultimo, ciascuno chieda al Signore la forza di perdonare chi gli sta affianco per qualsiasi offesa questo gli abbia recato, fosse anche un’inezia. «Non tramonti il sole sopra la vostra ira», ogni sera si va a letto con i cuori riconciliati. Riassumendo, poiché l’amore da solo non basta, può ammalarsi, può ferirsi, la preghiera quotidiana lo sana e lo fa nuovo.

San Giovanni Paolo II diceva: «La famiglia che prega unita, resta unita». E quindi, gli ingredienti base della preghiera sono: ringraziare, pregare per le pene dell’altro, perdonare. Un ingrediente che, invece, va evitato è il pudore, la vergogna di pregare insieme rischia di sgonfiare le aspettative della coppia o di aprire la strada all’individualismo. Un’altra ricetta per pregare insieme, che lascia largo spazio al Creatore per parlare ai suoi figli, è leggere un passo della Bibbia. Lo stesso brano parla ai due in maniera diversa; quasi sempre quello di cui l’uno ha bisogno, Dio lo suggerisce all’altro. Per questo è utile inserire la Bibbia nella lista dei regali di nozze. Sì, farsi regalare la Bibbia e lasciarla aperta sopra il tavolo della cucina, dove gli sposi gravitano spesso durante il giorno. Per concludere, tracciamo il medaglione della preghiera, scrivendolo con le parole di don Gabriele: «La preghiera infuoca il Matrimonio e calma i nervi e i caratteri».

Josephin e Riccardo

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