Lavoro, certo, ma anche «generosità e accoglienza», soprattutto in questo tempo di delicata prova che il territorio marchigiano sta vivendo a causa del post sisma. Sono queste le parole-chiave che il vescovo Nazzareno Marconi ha adoperato più volte in questi giorni – senza mai smarrire, però, per ciascuna realtà, un tocco di originalità, ispirata anche dai passi biblici – durante le Celebrazioni eucaristiche presiedute, come da tradizione, nelle principali aziende del Maceratese.

Dal 21 al 23 dicembre, negli stabilimenti concentrati principalmente nella zona di Recanati, oltre che alla Lube di Treia, il Pastore della diocesi, affiancato di volta in volta dai parroci padre Anthony Masciantonio, don Igino Tartabini e don Quinto Farabollini, ha portato un messaggio di viva speranza in ciascuna delle imprese che, da sempre, costituiscono un punto di riferimento fondamentale per la crescita delle comunità locali, sia sotto il profilo professionale che umano.

Per tutti, titolari, manager, maestranze, dipendenti e familiari, un messaggio di augurio per questo Natale, reso così particolare da animi e case “terremotati”, espresso da un medesimo “filo conduttore” che ha aperto ogni singola messa: «Nel posto di lavoro si condividono molte ore, fianco a fianco, e magari non sempre si riesce ad andare d’accordo: chiediamo prima di tutto perdono per le nostre mancanze…». Un invito che non è suonato come un semplice atto scontato previsto dal rito, bensì come un richiamo ad una rinnovata conversione del cuore, in questi giorni di attesa di un «Dio che nasce per tutti noi».

(foto Paolo Buschi)
(foto Paolo Buschi)

Un Dio, tra l’altro, che «non solo ama l’uomo, ma ne apprezza anche la creatività, come ci fanno intuire le Sacre Scritture», perchè «al Signore piacciono le cose fatte bene e piace la genialità», ha ricordato don Nazzareno nella funzione svoltasi presso la iGuzzini Illuminazione, dove, alla presenza del presidente Adolfo Guzzini e del sindaco della Città leopardiana, Francesco Fiordomo, sono stati ricordati, tra i defunti, anche i soci fondatori (con un commosso ricordo per Giannunzio, nel decennale della scomparsa) e gli operai di quella che rappresenta una delle trenta aziende di settore a livello mondiale e tra le dieci più influenti in Europa.

(foto Paolo Buschi)
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Con un pensiero rivolto alle persone e ai Comuni più duramente colpiti dal sisma (a cui, in particolare a Visso, la iGuzzini ha prestato immediato sostegno) e un auspicio «perchè queste feste donino a tutti un pochino di pace e di pazienza in più» il vescovo di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli, Treia ha inoltre sottolineato che «il lavoro va costruito su due elementi principali: la genialità e la passione, la cura per l’umano. Nel mestiere occorre impegno e ogni persona costituisce un valore straordinario e per ciascuno di noi Cristo è morto in croce. Queste due cose devono camminare insieme, e tenerle unite è l’insegnamento che scaturisce dalla sapienza della Parola di Dio». Con un memento dedicato all’illustre fabbrica situata a Fontenoce: «Non dimenticate mai che la vera genialità guarda al futuro, ma è capace di ricordarsi del passato. Questo è ciò che dà senso al vostro stare qui, in questa terra che vanta un grande passato di fede», ha aggiunto infine Marconi, anticipando quel riferimento ai «valori da recuperare e alla reciprocità» citati poi da Guzzini.

A guidare la riflessione del vescovo Nazzareno alla ditta Ottaviani è stato principalmente il brano del Vangelo («che si predica essenzialmente con la vita»), in cui si narra la visita di Maria alla cugina Elisabetta. «La Madonna è stato il nostro primo tabernacolo, perchè in lei abitava Gesù: affidiamoci alla nostra Madre celeste, perchè se abbiamo il Signore nel cuore possiamo portare la gioia anche agli altri» ha detto Marconi, al cospetto di quella stessa Vergine coronata di rose a fianco dell’altare, nel capannone da poco risistemato, e alla presenza della famiglia che dà il nome all’omonimo marchio attualmente amministrato dai fratelli Marco e Paola.

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Poi, il simpatico rimando alla peculiarità di questa attività con sede nel rione Le Grazie. «Molte delle cose che voi producete – ha aggiunto – sono destinate alle liste nozze. Allora, quando realizzate questi oggetti, affidateli a Dio e pensate sempre che essi vanno in una casa in cui si festeggia il matrimonio. Noi cristiani dobbiamo sempre rammentare che in ciò che facciamo possiamo mettere amore e anche voi, con la vostra opera, potete in qualche modo testimoniare un pezzetto di Vangelo».

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Una messa particolarmente sentita anche alla Fratelli Guzzini, dove al termine della funzione religiosa, come già avvenuto all’azienda leader dell’illuminazione, sono stati premiati i dipendenti più “longevi”, con la visita di monsignor Marconi agli stabilimenti e il saluto agli operai in piena attività per rispettare le consegne. Anche in questo caso, inoltre, le prospettive del domani delineate, tra cifre e traguardi, da Domenico Guzzini assieme dall’ad Sergio Grasso, con un gesto degno di nota: grazie alla generosità condivisa tra imprenditori e lavoranti, alla Curia è stata consegnata una somma destinata alle popolazioni terremotate che stanno vivendo il disagio di questo delicato periodo.

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Anche in questo caso, è stata la figura della Vergine Maria a tracciare i passaggi principali dell’omelia del vescovo di Macerata, che, riallacciandosi al cantico del Magnificat, ha sottolineato come «Dio, che ora nasce per tutti noi, ci rende migliori e capaci di fare grandi cose, come una molla che ci spinge ad agire, un’energia che ci fa affrontare le problematiche: è Lui a rendere la nostra un’esistenza di qualità».

img_6821Quindi, il cuore del pensiero condiviso per questo Natale: «C’è la storia del Signore che traccia la via della storia e noi siamo chiamati a costruire il bene con la reciproca collaborazione, in umiltà. Ad infonderci speranza è la Madonna, soprattutto in questo frangente di crisi economica, in questi tempi delicati in cui il sisma pesa enormemente sulle famiglie e su tutti noi: questa è la nostra fede – ha concluso don Nazzareno – e il mio augurio è che Dio trovi sempre spazio e posto nella vostra vita».

L’ultima delle celebrazioni si è svolta alla Clementoni, da cui ebbe inizio questa sentita tradizione a pochi giorni dal Natale grazie al fondatore Mario, venuto a mancare nel 2012. Alla presenza della moglie, la signora Matilde, e dei figli Giovanni, Pierpaolo e Patrizia, monsignor Marconi ha commentato le Letture, senza mancare di citare l’attualità, l’opera che contraddistingue il genius loci tutto recanatese e, nello specifico, la famiglia che, da anni, “inventa” giochi per i bambini nella fabbrica conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

img_6847Sulla necessità dello «sporcarsi le mani con il lavoro», attraverso una battuta scherzosa sul famoso Sapientino con cui sono cresciute intere generazioni e «che magari finisce nelle mani di un bambino che potrebbe diventare uno scienziato del domani», il nostro Pastore ha elogiato il valore del lavoro, perchè «il nostro è un Dio che lavora: il Signore quando si è incarnato, non a caso, lo ha fatto da artigiano». «Voi create oggetti di divertimento e di insegnamento per i piccoli – ha proseguito – e non potete sapere quanto, con la vostra attività, potrete aiutare a rendere un bimbo più gioioso e in grado di diventare un adulto capace di compiere grandi cose, contribuendo a fondare qualcosa di importante in questa società».

Anche per questa realtà così esemplare per le Marche e per l’Italia, l’esortazione più affettuosa: «Continuate ad impegnarvi con passione e con il rispetto per il lavoro, perchè è anche così che si può costruire il cammino del futuro testimoniando la fede».

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Una fede che può farsi concreta anche in un contesto lavorativo, come testimoniato da queste messe allietate dai canti preparati con cura dai cori aziendali, e conclusesi, tutte, con un’espressione da parte del vescovo di Macerata, amato “parroco” di tutta la diocesi: «Mi raccomando, se a casa avete anziani o ammalati, non mancate di portare loro la mia benedizione». Un segno di vicinanza e di attenzione per chi vive nella solitudine o nel dolore, che rende il senso di queste feste più vivo e vero se fondato sulla famiglia e sugli affetti più veri. Il vero bene non negoziabile del nostro avvenire.

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