Le città di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, attraverso i propri sindaci, rispettivamente Guido Castelli, Paolo Calcinaro e Romano Carancini, sono unite da una visione comune nell’ambito della discussione politica regionale sulla riforma delle Camere di Commercio: due grandi interpreti del sentire imprenditoriale marchigiano, l’una che aggrega le Camere di Commercio di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata e l’altra, a nord, per l’area compresa tra Ancona e Pesaro e Urbino. «La forza di un territorio – affermano i Sindaci – è data anche dalla vicinanza delle istituzioni locali e ancor di più in questi momenti: è indispensabile una prossimità anche dell’Istituzione Camera di Commercio per un distretto produttivo, agricolo e commerciale realmente omogeneo come quel tessuto di migliaia di imprese presenti oggi nel sud delle Marche che lottano quotidianamente con le difficoltà dei propri mercati peculiari».

Inoltre, secondo i Primi cittadini è indispensabile una reale e concreta vicinanza proprio alle centinaia di realtà che oggi si trovano a volte azzerate, o comunque diffusamente colpite e ferite dal sisma che ha toccato le province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. «Non possiamo immaginare che la nostra Giunta regionale, peraltro senza una diretta competenza nel riordino delle Camere di Commercio – affermano Castelli, Calcinaro e Carancini -, continui nell’idea già esternata da qualche membro di prevedere nel sistema camerale l’accentramento in un unico Ente ad Ancona, azzerando oggi quel contatto importantissimo sul territorio».

Sono centinaia di migliaia di Euro quelli stanziati infatti in questi mesi dalle tre Camere di Commercio di “Marche Sud” a sostegno delle imprese danneggiate. In tal senso, i Sindaci ribadiscono l’impossibilità di perdere, in questo momento storico, «un punto di riferimento dei territori», pur sposando comunque «lo spirito di razionalizzazione degli Enti Camerali messosi in moto nel nostro Paese». Una difesa che sposa sulla proposta di un assetto con due diverse camere di commercio nel sud e nel nord delle Marche, «per rimanere con un presidio importante, di prossimità e di vero e proprio tangibile soccorso ai territori e alle economie».

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