Domani, col Mercoledì delle Ceneri, inizierà la Quaresima, i quaranta giorni di tempo che ci preparano a vivere gli eventi fondamentali su cui si fonda la nostra fede cristiana: la Passione, la Morte e la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo celebrati nel grande Triduo Pasquale.

Anche quest’anno il nostro vescovo Nazzareno ha preparato un libretto che accompagna ognuno di questi giorni, guidandoci nella preghiera e nella riflessione.

Qui sotto ve ne proponiamo l’introduzione. Ricordando che il fascicolo è a disposizione in ogni parrocchia, segnaliamo che su questo sito, dal Mercoledì delle Ceneri alla Domenica di Pasqua, fin dal primo mattino sarà disponibile la pagina del giorno.

Carissimi, buona Quaresima,
riprendiamo il cammino di preghiera e di meditazione in questo tempo speciale dell’anno che ci chiama a fare un passo avanti nella fede, nella speranza e nella carità.

La Quaresima e la Pasqua di quest’anno per molte persone sono segnate dal terremoto e dai disagi che comporta per tutti. Sforziamoci, con l’aiuto di Dio, di non subire solo questa sofferenza, ma di offrirla nella fede, perché diventi una occasione di maturazione umana e cristiana. Quando tutto vacilla si scoprono le cose veramente preziose: quelle che non crollano e su cui appoggiare la vita come su un fondamento solido.

Si scopre il valore dell’unità familiare, della innocenza dei bambini e della sapienza degli anziani. Si scopre il valore della preghiera e quanto è importante la presenza di Dio in mezzo a noi, anche con il segno delle tante chiese che punteggiano le nostre piazze.

Solo ora che sono chiuse e pericolanti molti scoprono che quelle “case di Dio in mezzo alle case degli uomini” che sono le nostre parrocchie, sono luoghi da cui si irradia la fede, la speranza e la carità, di cui non possiamo fare a meno. Tante nostre chiese, tra cui la Cattedrale e le quattro Concattedrali sono fortemente lesionate e molte del tutto chiuse. Ci attende un tempo di ricostruzione delle case, delle chiese e delle scuole, ma anche delle famiglie, della vita di fede e dell’impegno educativo.

Davanti a questa sfida la nostra Chiesa diocesana trema, ma non crolla perché il terremoto ci sta insegnando che: “Amare è ricostruire!”. Un piccolo mattone è anche questo libretto che ogni giorno ti propone di pregare, leggendo il Vangelo e meditando il suo insegnamento.

Ti ricordo anche alcune frasi della Lettera Pastorale di quest’anno intitolata “Rifarsi prossimo” e dedicata al tema della Carità, dell’amore cristiano.

Poi ogni giorno l’ultimo spunto di riflessione viene dalle storielle che fanno pensare e sorridere e che ho raccolto dal grande mare di internet. È un mare dove bisogna saper pescare con sapienza, perché contiene pesci buoni e pesci cattivi. Credo che ogni genitore oggi dovrebbe riflettere che insegnare a navigare in internet senza naufragare nel male, è una educazione indispensabile da trasmettere ai figli. Non vanno lasciati soli quando si avventurano in questo oceano: bello, ma molto pericoloso.
Dio vi benedica

+ Nazzareno Marconi
vescovo di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia

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Il buon Samaritano di Vincent Van Gogh

Quest’opera fu dipinta nel maggio 1890, anno della morte dell’artista, copiandone il soggetto da una litografia di Delacroix. L’autore era appena uscito da una pesante crisi depressiva e i pensieri religiosi, espressi anche in questa tela, lo aiutavano nella lenta risalita verso la luce. Il ritorno poco dopo di una crisi ancora più grave lo porterà alla morte, dopo un tentativo di suicidio. Van Gogh conosce quindi e in qualche modo ritrae sia il fascino del bene vissuto dal samaritano, che lo attira e lo spinge a vivere, sia la situazione dell’uomo caduto preda dei briganti, appena sfuggito dalla morte.
È la vittoria sulla morte prodotta dall’amore, che il pittore vuol dipingere con i colori squillanti della resurrezione.
Lungo una strada sterrata in mezzo a campi bruciati dal sole, un uomo sta cercando di caricare un altro uomo sul suo cavallo. Questo sta attendendo pazientemente che il carico gli sia posto in groppa, ha le orecchie dritte pronto a percepire e assecondare ogni movimento. L’uomo in primo piano è teso nello sforzo di sollevare il pesante corpo, inarca la schiena, fa leva con la gamba, punta il piede a terra e solleva il tallone che si stacca dalle ciabattine che porta. Si è anche rimboccato le maniche per poter lavorare meglio; deve aver soccorso il malcapitato e curato le sue ferite, perché questi porta sulla testa una vistosa benda. L’uomo non ha la forza di salire da solo sul cavallo e senza parlare cerca di aiutarsi aggrappandosi disperatamente a colui che lo sostiene in un abbraccio scomposto. Possiamo immaginare cosa sia accaduto, ricostruendo la scena dagli effetti personali sparsi poco lontano: sul bordo del sentiero, accanto e bene in vista, sta il bagaglio aperto e svuotato dai briganti; mentre lungo la strada il levita e più lontano il sacerdote scompaiono alla vista inghiottiti dalle pietre del selciato e dalla nebbia dello sfondo.
Colpisce che la Carità sia descritta come un’azione corale che unisce tutti in un solo abbraccio: il samaritano, l’uomo spogliato dai briganti ed anche lo stesso ronzino che, come può, cerca di collaborare. I colori della Carità di cui è rivestito il Samaritano sono: il rosso del cuore, l’oro della vera ricchezza, e l’azzurro striato del cielo.
La carità è azione, è movimento, è impegno fragile e instabile dove si cerca di fare ciò che si può. Caricare il poveraccio così conciato su una sella così in alto sembra impossibile, ma chi guarda il quadro è spinto alla fiducia; c’è un bel tono generale di speranza che illumina tutta la scena.
Il prossimo, quest’uomo che scendeva da Gerusalemme, viene soccorso dal Samaritano che non ha tempo, ha impegni urgenti, ma non demanda, non chiede ad altri e si fa carico, si fa prossimo, fondendosi in quell’abbraccio che nella tela di Van Gogh è portatore di una forte carica emotiva che coinvolge, perché non c’è altro da fare: «Va’ e anche tu fa lo stesso». Diversamente l’uomo non si salva, né tu né lui. (N.M.)

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