Dopo la bella testimonianza di Gianni e Orietta (leggi qui l’intervista) sulla chiamata del Signore a vivere il sacramento del matrimonio, il nostro cammino sinodale si ferma oggi, e non potrebbe essere altrimenti, a riflettere sul Venerdì Santo, nel quale siamo chiamati ad entrare, aiutati dalla liturgia, volgendo «lo sguardo a colui che hanno trafitto» (cfr Gv 19,37), e contemplando l’immenso amore che Gesù ha per noi.

Ecco, è da lì che occorre sempre ripartire, da quello sguardo d’amore; lo stesso che Gesù rivolge a Pietro, il quale, dopo averlo rinnegato, si ricorda delle parole che il Signore gli aveva detto prima. Certo, a volte il peso dei nostri limiti, fragilità, debolezze, è insostenibile, e non ci sentiamo degni di quello sguardo d’amore. Ma quello sguardo c’è sempre, e non si stanca di volerci amare. Perché lo sguardo è così importante? Perché ci lava, cancellando tutti i nostri peccati, e ci ricrea. È da quello sguardo che Pietro, per la prima volta, è pronto per lasciarsi amare da Gesù. Fino a quel momento infatti, l’apostolo pensava di poter dare la vita per Cristo passando dal mercoledì alla domenica, senza affrontare il Triduo pasquale: senza cioè farsi lavare i piedi (infatti ha da ridire con Gesù su questo, salvo poi ritornare sui propri passi quando gli viene detto «se non ti laverò, non avrai parte con me» cfr. Gv 13, 8), senza passare attraverso la sofferenza della morte (quella interiore del rinnegamento) e la discesa agli inferi. Insomma, Pietro pensa di poter essere fedele all’amore (quello incondizionato di Gesù) senza accogliere l’amore. Che gran paradosso! Eppure è stato lui il prescelto, la pietra sulla quale è fondata la nostra Chiesa.

Deponiamo le armi allora, disarmiamoci davanti a Gesù, che ci chiede unicamente di lasciarci amare, di accogliere la grazia della vita nuova che viene a donarci. Come poterlo fare, camminando “sinodalmente”? Accogliendoci l’un l’altro, non lasciando che a prevalere siano i nostri interessi, ma il desiderio comune di edificare il Regno di Dio, e per far questo occorre ricordare una verità fondamentale. Ci aiuta a farlo l’apostolo Paolo: «Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra» (1 Cor 12, 27). Lo stesso poco prima esorta: «le varie membra abbiano cura le une delle altre» (1 Cor 12, 25). Prendiamoci cura l’uno dell’altro, e facciamolo supplicando il Signore, affinché il suo sguardo, come è stato per Pietro, si posi sempre anche su di noi.

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