Alcuni giorni fa, in attesa dell’uscita dalla scuola di un mio nipotino che frequenta il primo anno della scuola primaria, mi son trovato tra alcuni genitori bianchi e altri di diversa colorazione, tutti in attesa dopo aver prelevato i figli più piccoli dalla scuola dell’infanzia.

Mentre si aspettava, i bambini si son messi a giocare a rincorrersi e si apostrofavano tra loro parlando la stessa lingua: il dialetto maceratese.
I genitori, chiacchierando tra loro, assistevano ai giochi con atteggiamento sereno e
tranquillo. Nessuno trovava sconveniente che i propri figli, giocando, ora si spingessero, ora si abbracciassero. L’unica cosa che li distingueva era la diversa colorazione della pelle.

Io vedevo però che c’era qualcosa di più profondo che li divideva. Mentre i bianchi avevano acquisita alla nascita la cittadinanza italiana, gli altri, pur essendo venuti alla luce nello stesso ospedale, pur parlando la stessa lingua o frequentando la stessa scuola e vestendo allo stesso modo, restavano pur sempre, per l’anagrafe, stranieri.

Mi è venuto spontaneo domandarmi perché in un Paese recente come gli Usa, con la nascita su quel territorio si acquisisca automaticamente la cittadinanza (mia madre, nata a Philadelphia da genitori italiani era cittadina americana), mentre in Italia, Paese che ha una storia lunga 2.700 anni, questo diritto venga negato.

Il 23 dicembre il Senato si apprestava a discutere un disegno di legge sullo ius soli o ius culturae, ma è mancato il numero legale e la discussione è stata aggiornata al 9 gennaio. Ma il Parlamento è stato sciolto e quindi non può più legiferare.

Questo è l’epilogo di un dibattito che si è trascinato per molto tempo e che ha visto due orientamenti scontrarsi su questo tema. Si è insinuata l’idea che la legge avrebbe interessato tutti i migranti da altri continenti e non soltanto coloro che, come chiaramente specificato nel disegno di legge, nati in territorio italiano da genitori stranieri sono qui da anni e hanno anche completato un ciclo di studi.

Il problema resta aperto e, chiunque vinca alle prossime elezioni, non potrà far finta che non esista, solo esorcizzandolo. L’importante è che si arrivi quando prima a una definizione rispettosa della situazione e delle persone, altrimenti ci ritroveremo fra qualche decennio, stante la fortissima denatalità tra le coppie italiane, a subirne, e sarebbe un vero schiaffo per la nostra antichissima civiltà, l’imposizione.

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