“Oggi ci vuole un cambio di mentalità” perché è davvero preoccupante “l’evidente svantaggio dei bambini e degli adolescenti che abitano le periferie del nostro Paese, periferie geografiche ma anche educative e sociali”. Così il presidente della Camera Roberto Fico, inaugurando l’incontro di presentazione, oggi 15 novembre a Montecitorio, del IX Atlante dell’infanzia a rischio “Le periferie dei bambini” di Save the Children, pubblicato per il terzo anno consecutivo da Treccani e diffuso in anteprima il 13 novembre, del quale il Sir ha già dato un ampio resoconto. Il principale dato, diffuso alla vigilia della seconda Giornata mondiale dei poveri, è un pugno nello stomaco:

In Italia 1,2 milioni di bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta. Ma non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a pesare sul loro futuro: ad avere un enorme impatto sulle loro opportunità di educazione e crescita, ha spiegato il curatore dell’indagine Giulio Cederna, è l’ambiente in cui vivono. “Pochi chilometri di distanza, tra una zona e l’altra, possono significare riscatto sociale o impossibilità di uscire dal circolo vizioso della povertà. Due bambini che vivono a un solo isolato di distanza possono trovarsi a crescere in due universi paralleli” mentre “la segregazione educativa allarga sempre di più la forbice delle disuguaglianze, in particolare nelle grandi città, dove vivono tantissimi minori, ed è lì che bisogna intervenire con politiche coraggiose e risorse adeguate”.

A Napoli, i 15-25 enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado sono il 2% al Vomero e quasi il 20% a Scampia, a Palermo il 2,3% a Malaspina-Palagonia e il 23% a Palazzo Reale-Monte di Pietà, mentre nei quartieri benestanti a nord di Roma i laureati (più del 42%) sono 4 volte quelli delle periferie esterne o prossime al Gra nelle aree orientali della città (meno del 10%). Ancora più forte la forbice a Milano, dove a Pagano e Magenta-San Vittore (51,2%) i laureati sono 7 volte quelli di Quarto Oggiaro (7,6%). Nei quartieri svantaggiati, inoltre, aumentano i Neet e cala l’apprendimento scolastico di base, mentre quasi il 12% dei ragazzi che vivono in aree periferiche o quartieri dormitorio, si legge nell’Atlante, vedono strade scarsamente illuminate e piene di sporcizia, non respirano aria pulita e percepiscono un elevato rischio di criminalità.

Per questo Fico chiama in causa istituzioni e società civile: “Affinché i diritti dell’infanzia siano effettivamente rispettati dobbiamo fare una grande squadra”, mentre il presidente di Save the Children, Claudio Tesauro, sottolinea la “grandissima risorsa” rappresentata dalla “concentrazione demografica dei più giovani in questi luoghi” e assicura: “Continueremo a lavorare – perché ogni bambino ha il diritto di crescere al pieno delle proprie potenzialità”. “Che razza di paese, che razza di unità d’Italia abbiamo se la periferia è ancora così periferia?”, l’interrogativo posto dal direttore generale dell’organizzazione, Valerio Neri, chiedendo alla politica di fare il proprio compito “non solo destinando risorse, ma sviluppando un’attenzione reale, una vera cura”.

“La prima cosa da fare – sostiene – è portare offerta culturale nelle periferie”.
“Ci sono italiani di generazioni che non parlano bene l’italiano. Se abbandoniamo le periferie, le disintegriamo completamente dal Paese; dobbiamo invece integrarle all’interno della nostra società”. E conclude: “L’integrazione di cui abbiamo bisogno è una sola e comprende sia i migranti in arrivo sia questi ragazzi ‘abbandonati’”. “Solo partendo dai territori e puntando sui bambini e gli adolescenti è possibile ridisegnare le politiche di inclusione, dalla cultura allo sport, ai trasporti, l’ambiente e l’abitare”. E’ necessario un impegno straordinario” per “rigenerare le periferie dei bambini”. Per questo, spiega Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia-Europa dell’organizzazione, Save the Children “è presente nelle periferie più svantaggiate di 18 città italiane grazie a una rete di 23 Punti luce nei quali offre a bambini e ragazzi tra i 6 e i 16 anni l’opportunità di partecipare ad attività formative ed educative che solo l’anno in corso hanno coinvolto oltre 8.130 minori”. Molti bambini arrivano a scuola pensando di non avere più nulla da perdere – denuncia Maria Elena Tramelli, dirigente scolastico I.c di Teglia (Genova) -. Per questi ragazzi bisogna che il centro vada in periferia”. “Portare offerta educativa nelle periferie è fondamentale, ma è importate anche la rigenerazione urbana dei territori più degradati”, conclude da parte sua Mariangela Di Gangi, presidente Associazione laboratorio Zen insieme di Palermo.

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