di Marco Calvarese

“Abbiamo avuto 12 morti a Roma dall’inizio dell’inverno per freddo. Sono tanti, sono troppi. Tutti quanti – singoli, famiglie, associazioni, istituzioni – possiamo creare un risposta sinergica nella corresponsabilità che può portare tanti frutti di bene a tutti”. Lo dice mons. Marco Gnavi, parroco Santa Maria in Trastevere, in una videointervista al Sir sulla celebrazione in memoria dei senza dimora morti per strada, che ha presieduto ieri. “È una giornata di memoria, ma anche di comunione, di affetto, di rete con tutti quelli che vivono una vita difficile per strada – spiega il sacerdote -. Ci siamo ritrovati in Santa Maria in Trastevere, ma lo faremo in tante altre chiese di Roma e del mondo, celebrando una memoria che diventa un appello alla solidarietà e all’amicizia, alla preghiera”. Il parroco della basilica romana afferma che “la via dell’amore è aperta a tutti e questo significa per noi trasformare il nostro cuore, i nostri pensieri e avere uno sguardo diverso sulla città”. “Trasformiamo l’emergenza freddo e della vita dolorosa di tanti in una possibilità in un futuro migliore – è l’esortazione di mons. Gnavi -, cominciando da noi stessi, quando giriamo per la nostra città con occhi aperti e le mani pronte a tendersi verso gli altri, ma anche creando soluzioni nuove che consentano percorsi di vita nella speranza e nella prospettiva di un futuro più umano. Le istituzioni devono fare la loro parte”. Anche Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità di Sant’Egidio, spiega che “ricordare le persone che sono morte per strada è una grande riserva di umanità per tutta la nostra città”. Riferendosi alle 12 persone che sono morte dall’inizio dell’inverno tra chi viveva per strada, Zuccolini dice che “una città come Roma non può continuare a sopportare questo tipo di morti di persone che sono dei cittadini come noi, che hanno una loro storia, che hanno un loro senso, che hanno una loro speranza”. “Noi vogliamo con questa memoria raccoglierci attorno a loro, ma vogliamo lanciare anche un messaggio a tutta la città. Perché cominci o ricominci a fermarsi”. “C’è bisogno – aggiunge – che tutti i cittadini e tutta la città riconosca la necessità di costruire un futuro diverso per chi vive per strada. Noi tutti cittadini e le istituzioni se ne devono fare carico e devono assumersi la loro responsabilità”.

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