Una notizia passata un po’ sotto silenzio, ma che secondo me merita una particolare attenzione, è il primo premio ad un concorso regionale “Sulla via della parità nelle Marche” assegnato alla classe 2D della scuola primaria a indirizzo Montessori Istituto comprensivo “E. Fermi”, per il progetto “Maria Montessori”. Merita una particolare attenzione sia perché il progetto è stato realizzato da bambine e bambini di sette anni, sia perché l’introduzione del metodo Montessori alla scuola “Fermi” si è potuta realizzare solo per la forte determinazione del dirigente prof. E. Bracalente.

Il premio assegnato sta a testimoniare la bontà di quella scelta. In Olanda il metodo Montessori  è generalizzato e forse proprio per questo il livello medio culturale degli Olandesi è elevato. Negli USA molti dei personaggi famosi sono stati formati nelle scuole montessoriane che in quel Paese sono molto costose e quindi accessibili solo ai più abbienti. Provai una dolce emozione quando vidi uno scuolabus grande con scritto sulle fiancate a carattere cubitali Montessori.

Da noi il metodo Montessori ha trovato e trova molte difficoltà alla sua diffusione non solo da parte di insegnanti poco inclini ai cambiamenti, ma anche da parte di molti genitori che, affannati da un apprendimento immediato da parte dei loro figli, non sanno accettare che questo metodo ha bisogno di tempi, diversi da bambino a bambino, che però portano inevitabilmente all’esplosione del sapere.

E allora ecco il bisogno di sottolineare l’attività di bambini che a sette anni sono in grado di riordinare tutta la loro fantasia e produrre progetti degni di particolare menzione. E’ vero che sono gli alunni i primi attori delle realizzazioni, ma va anche detto che tutto questo è possibile se dietro a questi bambini ci sono insegnanti bravi, rigorosi e che sanno aiutare la loro crescita armonica. Lo dico con cognizione di causa proprio per aver diretto un I. C. che ha vinto molti primi premi, uno addirittura a livello europeo, per progetti presentati sia dalla scuola primaria che dalla scuola secondaria di 1° grado e quindi so cosa c’è dietro tutte queste realizzazioni.

Personalmente poi posso dire che, avendo un nipotino che frequenta la classe 2D, ne constato quotidianamente i progressi sia quando vuole leggere e raccontarmi i contenuti, che mentre giochiamo e spesso è chiamato a fare calcoli mnemonici. Ma lo constato anche quando, recandomi a prenderlo all’uscita dalla scuola,  vedo una classe che scende le scale ordinatamente e, fuori dalla porta, prima di allontanarsi ogni bambino indica alle maestre il genitore o il nonno che è venuto a prenderlo.

Occorre avere tanta fiducia in questo metodo, che forma i bambini in maniera completa ed equilibrata e che proprio per questo  merita di essere diffuso il più possibile, anche grazie ad una Amministrazione comunale molto sensibile al problema, tenendo conto che i risultati arrivano sempre, in maniera a volte inaspettata. Basta capire che occorre dare tempo al tempo.

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