Sui “grandi media nazionali” la religione subisce “un processo di banalizzazione o, meglio, di stereotipizzazione”. Lo sottolinea il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, evidenziando che “l’esigenza del racconto, al tempo stesso, veloce, sintetico e spettacolare, dei grandi media nazionali contribuisce alla costruzione di questo processo di stereotipizzazione della religione che non solo non aiuta a comprendere il messaggio veicolato, ma addirittura lo rinchiude dentro a dei canali narrativi che spesso sono dei veri e propri recinti comunicativi”. Recinti in cui, osserva, “è molto difficile cogliere il significato profondo del messaggio ed è ancor più ostico affrontare un dibattito”. In un intervento pubblicato oggi dal settimanale cattolico umbro “La Voce”, il card. Bassetti si sofferma sul rapporto tra “religione, media e spazio pubblico” e invita “chi studia e riflette sulla comunicazione” ad avere “amore per la verità. “Amare la verità vuol dire non solo affermare, ma vivere la verità, testimoniarla con il proprio lavoro”, ricorda il presidente della Cei citando papa Francesco. “Parlare oggi di verità in un’epoca storica che alcuni hanno definito addirittura della “post-verità” potrà sembrare desueto. Io – conclude – ritengo, invece, che sia di grandissima importanza: per il futuro e lo sviluppo della nostra società”.

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