Giovedì, venerdì e domenica prossimi allo Sferisterio di Macerata si accenderanno le luci su Musicultura. La rassegna che, per qualità ed originalità, ha calamitato sin dall’inizio su di sé l’attenzione del mondo musicale e della canzone d’autore, compie trent’anni. Un traguardo importante, in cui la “maturità” della formula del concorso, non fa venir meno la sua peculiare freschezza, data soprattutto dall’entusiasmo giovanile dei suoi partecipanti. Ogni anno, infatti, più di mille giovani cantautori italiani affidano a Musicultura le loro speranze e contestualmente fanno affidamento nella rassegna per “misurare” le proprie potenzialità artistiche.

Perché tanti giovani cantautori ripongono fiducia in Musicultura?
Per l’estrema trasparenza del concorso, ci dice Ezio Nannipieri, che nel 1990 fu tra i vincitori della prima edizione e da circa vent’anni è responsabile dell’intera produzione di Musicultura, nonché principale collaboratore del direttore artistico Piero Cesanelli, “inventore” di questo festival.

In tutte le fasi delle lunghe selezioni – continua Nannipieri – dalla prima scrematura delle canzoni, fino all’individuazione degli otto vincitori che saliranno sul palco nelle tre serate finali, si guarda con intransigenza e competenza solo ed esclusivamente alla qualità.

Come viene garantita questa ferrea attenzione alla qualità dei testi e della musica?
Attraverso un comitato di garanzia composto da nomi indiscussi del panorama artistico. Già nella prima edizione c’erano tra i “garanti” Fabrizio De André, Sergio Endrigo e i poeti Giorgio Caproni e Giovanni Raboni. Poi anno dopo anno il comitato è cambiato e ne hanno fatto parte artisti come Luis Bacalov, Claudio Baglioni, Gino Paoli, Nicola Piovani, Vincenzo Cerami, Alda Merini, Dacia Maraini, Ennio Cavalli, Fernanda Pivano.

Perché la scelta di affidarsi, oltre che a cantanti e musicisti, anche a poeti?
È una caratterizzazione di Musicultura che, nato come progetto culturale, vuole fare convergere aree artistiche diverse, per influenzarsi a vicenda e lanciare anche proposte nuove. Del resto la canzone è un mix di due generi di scrittura, fatto di parole e di note musicali. La canzone d’autore è una poesia in musica.

La gara coinvolge anche il pubblico…
Sì, e non solo nelle serate finali quando gli spettatori contribuiscono a proclamare il vincitore assoluto, ma anche nella fase in cui le 16 canzoni semifinaliste, che vengono pubblicate in un CD compilation, sono trasmesse dalle emittenti radiofoniche nazionali. Alcune di esse entrano in finale proprio in base alle preferenze dei radioascoltatori.

Torniamo a trent’anni fa. Quale fu la motivazione che diede vita alla rassegna?
Negli anni ’90 in Italia c’erano tanti concorsi canori, ma si assisteva anche ad un degrado della qualità e ad una semplificazione, frutto di logiche estemporanee e prive di una progettualità culturale. Il “Premio Recanati”, come si chiamava inizialmente in onore alla città dove nacque e dove è rimasto per i primi quindici anni, voleva istituire un concorso pulito per dare fiducia ai giovani artisti che troppo spesso erano scoraggiati ed illusi, ma anche per creare nello stesso tempo un ‘humus’ fertile tra giovani e artisti affermati.

Alcuni giovani cantautori hanno trovato in Musicultura un trampolino di lancio eccezionale: Povia e Simone Cristicchi sono un esempio su tutti.
Sì, ma limitarsi a coloro che hanno avuto grande popolarità è riduttivo. Premesso che la ‘missione’ di Musicultura è individuare nuove tendenze e valorizzare nuovi talenti, occorre tener presente che tanti cantautori, sono bravi interpreti, ma molti altri sono più portati a scrivere canzoni. I loro nomi non diventano popolari, ma sono loro che fanno le canzoni e che fanno crescere l’ambito artistico, evitando la banalizzazione del settore. Oggi molti cantanti di successo hanno tra i loro autori tanti giovani che si sono affermati proprio attraverso quella ‘bottega artistica’ che è Musicultura.

Il mondo della canzone e della discografia costituiscono anche un grande attività economica. Musicultura come si pone nel rapporto con essa?
Che la canzone sia un prodotto commerciale è nelle cose, ma deve essere di qualità. Musicultura ha fatto capire che attraverso un progetto serio, non estemporaneo, si possono scoprire i talenti e far crescere culturalmente ed artisticamente la canzone italiana.

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