Da “periferia del mondo” l’Amazzonia, “per volontà di Papa Francesco, diventa un soggetto ecclesiale”. Lo scrive il fondatore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi, nel numero di agosto-settembre di Vita pastorale, anticipato al Sir, riferendosi al prossimo Sinodo dei vescovi che si riunirà in Vaticano nel prossimo mese di ottobre. “Questa ‘Chiesa sorella’ si interroga su se stessa, sulla sua collocazione nel mondo e su ciò che sta accadendo nella storia del pianeta terra”, aggiunge. Un Sinodo che “vedrà la Chiesa dell’Amazzonia come un soggetto paradigmatico che getterà luce anche sulla vita e sul futuro delle altre Chiese, soprattutto delle nostre in Occidente”.

È così che, secondo Enzo Bianchi, “si rifletterà sull’Amazzonia, ma ciò che si dirà avrà una ricaduta universale e causerà quello scambio di doni che rende davvero multi-colorata e universale la Chiesa del Signore Gesù Cristo”. Riferendosi all’Instrumentum laboris, il fondatore della Comunità di Bose lo considera “un documento che sorprende, perché traccia con audacia nuovi cammini per l’evangelizzazione e la vita ecclesiale”. “E, con passione profetica, chiama i cristiani e gli uomini tutti a diventare consapevoli del loro atteggiamento nei confronti del potere politico, economico e tecnocratico. E, di conseguenza, nei confronti del futuro del pianeta, a partire dalla regione amazzonica”.

Il proposito individuato è quello di “una Chiesa accogliente e missionaria, che sappia incarnarsi nelle diverse culture”. Da Enzo Bianchi, infine, un auspicio: “La Chiesa sia audace nel conferire un ministero da affidare alle donne, che già ora rivestono un ruolo centrale nella vita delle comunità cristiane, non solo amazzoniche”.