La tragedia di Catania, dove ieri un bimbo di due anni è morto per un colpo di calore dopo essere stato dimenticato in auto per diverse ore dal papà, è frutto di “una amnesia dissociativa, una sorta di vuoto di memoria transitorio che provoca una disconnessione delle funzioni della coscienza dalla memoria; un fenomeno ampiamente conosciuto e descritto, che in questo caso – ma non è l’unico purtroppo – ha portato ad esiti mortali”. Lo spiega in un’intervista al Sir Alberto Siracusano, direttore della Cattedra di psichiatria e della Scuola di specializzazione in psichiatria dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata.
Tra le cause un trauma; situazioni di particolare tensione o forte stress, affaticamento; stanchezza cronica, fisica e mentale, ma, precisa, “ogni caso va guardato nella sua specificità”. Per tornare a vivere dopo una tragedia così devastante, aggiunge, serve l’aiuto di “figure esperte che consentano al papà o alla mamma coinvolti, in un primo tempo di gestire questo avvenimento, che coinvolge anche l’altro genitore del bambino e tutta la famiglia. Poi, in un secondo tempo, l’elaborazione dell’episodio porterà a superare a poco a poco questo gravissimo lutto”.
Al papà di Catania arriva intanto la solidarietà di Daniele Carli, che nel 2018 a Pisa ha perduta in circostanze analoghe la sua bimba di un anno: “All’amico di Catania – scrive voglio dire soltanto di lasciarsi abbracciare dalla moglie, dai familiari, dagli amici, da tutta la comunità”. Con calma, senza fretta: “così riscoprirà che si può tornare a vivere anche in nome di quel figlio che non c’è più”. Intanto è stato rinviato l’obbligo dei sensori anti-abbandono sui seggiolini auto che sarebbe dovuto scattare lo scorso 1° luglio.
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