“La sinodalità come metodo rimanda immediatamente alle cose da fare: non c’è più tempo da perdere. Voglio essere molto chiaro, a questo proposito la posta in gioco per la Chiesa italiana è grossa, a misura del cambiamento epocale che ci è toccato di vivere. La sfida fa tremare le vene ai polsi sotto due profili: il primo è quello della conversione missionaria e pastorale della Chiesa senza la quale – come dicevo – ci condanniamo all’irrilevanza; il secondo è quello di un discernimento sulla riforma delle nostre strutture ecclesiali e mentali”. Lo ha sostenuto oggi il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, intervenendo al convegno di studi promosso ieri e oggi a Napoli dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, sezione San Tommaso.
“Ogni singola comunità cristiana, dalla più piccola parrocchia e gruppo ecclesiale alla diocesi più grande, deve discernere alla luce del Vangelo dove andare per seguire un Gesù Cristo che sempre ci precede, perché non c’è conversione pastorale della Chiesa senza ‘discepolato’, senza ‘sequela’”, ha avvertito il porporato. “Se crediamo che sia sufficiente come nel passato stare fermi e aspettare che la gente arrivi, se crediamo che le parrocchie siano ancora le fontane al centro della vita del villaggio, ci giochiamo la credibilità della nostra testimonianza del Vangelo, perché non saremo più in grado di apprendere la lingua degli uomini nostri contemporanei (in una sorta di inversione della Pentecoste) e non vedremo le necessità dei poveri che sono i destinatari privilegiati del Vangelo”.
Non solo: “Occorre decidere cosa è necessario e doveroso trasmettere (cioè l’essenziale) e cosa invece dobbiamo abbandonare o radicalmente ‘alleggerire’. Non è forse allora urgente ripensare modelli, tentare esperienze nuove, costituire – con discernimento ecclesiale – nuclei missionari, formati da uomini e donne preparati e spiritualmente solidi, che assieme ai preti si assumano la fatica apostolica, ponendo al centro della loro missione comunitaria (di discepoli) la lectio e il discernimento pastorale secondo il Vangelo?”. Di qui la necessità di “rimettere al centro questi temi, la formazione per il servizio pastorale dei laici, e immaginare forme di lavoro apostolico comunitario!”.
In riferimento alla parrocchia, il card. Bassetti ha messo in guardia: “Si può fare a meno di tante cose che ci vengono dal passato, ma cerchiamo di trovare il sistema di conservare la presenza nel territorio! Siamo terra di missione, ma ereditiamo una presenza capillare nel territorio da cui non possiamo semplicemente ritrarci o diventare irrilevanti, per mancanza di ‘personale’. Conservare l’essenziale, con discernimento, serve anche a questo: a fare in modo che in ogni territorio possa esserci una comunità cristiana accogliente, formata, orante e missionaria”.
Il presidente della Cei, infine, ha citato quattro “orizzonti” entro i quali muoversi, che ci vengono dati dal magistero della Chiesa: “Accoglienza misericordiosa dei marginali, uscita missionaria verso i poveri, il dialogo a tutti i livelli della vita, il servizio alla pace”.

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