di Giovanni Cecchi*

Mio padre, Dante Cecchi, nacque a Macerata il 16/2/1921 da Pio e Maria Gasparri, primo di quattro figli. Compiuti gli studi, parte dei quali presso l’Istituto Salesiano al quale sempre rimase elettivamente legato, vinse una borsa di studio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano dove si laureò nella Facoltà di Lettere e Filosofia rimanendo fedele agli insegnamenti del Rettore Padre Agostino Gemelli il cui invito a “servire il Regno di Cristo Signore” tenne nel cuore tutta la vita. Tornato a Macerata conseguì anche una laurea in Giurisprudenza presso la locale Università dove, dopo aver insegnato presso i licei ed esser stato preside, tornò come assistente, poi libero docente, professore incaricato straordinario ed infine ordinario. Nel 1969 fu proclamato dall’Accademia dei Lincei vincitore del premio annuale.Divise la professione di docente, ispiratrice della sua vita, con molteplici impegni ed iniziative nel campo culturale, accettando mia madre, Catterina Bonservizi, di poterlo vedere “quel poco tempo che rimaneva”.

Fu tra i fondatori nel 1965 del “Centro Studi Storici Maceratesi”, significativo esempio della cultura maceratese oggi fervidamente continuato dal prof. Alberto Meriggi. Principe dell’Accademia dei Catenati, fu anche presidente del Comitato Provinciale di Macerata dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Vicepresidente della Deputazione di Storia Patria per le Marche, membro di note istituzioni culturali come l’Accademia Georgica di Treia. Ricevette importanti apprezzamenti come quello dall’Accademia Sistina di Roma e fu insignito nel 1980 dal Presidente della Repubblica del diploma e della medaglia d’oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte. Da uomo di vasta cultura e in relazione al suo impegno universitario si interessò alla storia del Maceratese e delle Marche. Autore di numerose pubblicazioni storiche, storico-giuridiche e letterarie, riguardanti sopratutto la storia amministrativa dello Stato Pontificio tra il 1797 e il 1823, rivolse la sua attenzione anche al diritto medievale di area nazionale ed europea, nonché al periodo napoleonico, alla Restaurazione in Italia ed alla storia ed alle tradizioni delle Marche, curando l’edizione critica di quindici statuti di comuni marchigiani.

I suoi interessi culturali si son riflessi nei numerosi contributi pubblicati dal “Centro Studi Storici Maceratesi”,spaziando dall’Età romana (il saggio su Helvia Ricina) all’Età Medievale sulla nascita e lo sviluppo del Comune di Macerata.Interessante la produzione sempre su “Studi Maceratesi” di ricerche storico/archivistiche sull’organizzazione amministrativa locale durante la prima Restaurazione e sullo Stato Pontificio nella seconda Restaurazione.Da non dimenticare l’attenzione alla trascrizione di opera classiche e medievali ed infine una raccolta di testi della Marca dei secoli XII – XIX sulla rappresentazione della Natività e della Passione con un cenno della quale concluderò. Il legame imprescindibile con l’Università di Macerata, legame definito dal Rettore Prof. Luigi Lacchè scientifico in un settore “scientifico disciplinare” come la “storia del diritto italiano” e la “storia del diritto medievale e moderno”, era nato già con la tesi “Il Parlamento nella Marca di Ancona dal 1357 alla fine del secolo XVIII” che il “professore del sorriso”,così sensibilmente “raffigurato” da colleghi ed amici come i professori Borri, Macedoni, Meriggi, Gaspari, Tamburri e tanti altri, aveva discusso nel 1945. Ripercorrere, sia pur brevemente, gli interessi storici di mio padre nei suoi studi è, nel presente contesto, molto difficile se non impossibile; partendo dall’accennato contesto antico/classico, per poi proseguire nel mondo medievale, si arriva al periodo napoleonico, alla
Restaurazione, al Risorgimento.

In questo cammino il suo sguardo è sempre rivolto alla “sua” gente, al popolo della nostra nazione che considerava fonte e ricchezza di valori insostituibili e perenni nel tempo, tributando affetto ed ammirazione per la storia di città, come la “Storia di Macerata”, “Macerata e il suo territorio” e seguenti, e per lo “ius proprium” di tali città con la citata pubblicazione di numerosi statuti, ai quali affiancò saggi sull’organizzazione della vita comunitaria, sul funzionamento delle magistrature, sulle regole per la crescita urbana oltre le forme del sacro, le tradizioni, usi e costumi locali. Per ben settanta anni partecipò attivamente alla vita dell’Accadermia dei Catenati, fondata nel 1574,che riprese vigore dopo le vicissitudini del secolo passato con le “Lecturae Dantis”,affidate a lui ed a numerosi altri docenti. In tale ambito vennero alla luce “Fede ed arte in Michelangelo”, “Il paesaggio marchigiano nella Divina Commedia” oltre a molti altri saggi. L’amore incondizionato per le persone, “la gente”, indipendentemente da qualsiasi ideologia o contesto sociale, trovò espressione nelle sue commedie in dialetto come racconto di storia popolare, specchio delle condizioni dell’Italia dal dopoguerra alla fine degli anni ’80:”non dialetti belli e dialetti brutti ma, tutti, dialetti-lingue… espressioni di civiltà storicamente determinate”, come espresse in una conferenza del 1973.

Questa percorso nel mondo del dialetto trova il suo epilogo nella “ricostruzione di una sacra rappresentazione in dialetto fermano-maceratese-camerte con frammenti cercati dappertutto, dalla viva voce della gente alle raccolte di appassionati studiosi”. La “Sacra Rappresentazione della Natività e Passione di Nostro Signore” è stata presentata a Macerata in occasione delle celebrazioni del VII centenario della Fondazione dell’Università (1290-1990). Mi permetto concludere con quanto da lui scritto nella premessa a tale Sacra Rappresentazione, quasi come testamento morale per i suoi nipoti, i suoi pronipoti, la “sua” gente:”Sarebbe bello… dare al pubblico una sacra rappresentazione su testi della Marca. Renderemmo così giustizia a tante generazioni di nostri antenati, analfabete e misere e piagate da tanti mali ma consolate dalla fede e dalla speranza e dalla carità; e sorgerebbe in noi spettatori, figli di quelle generazioni, quell’interiore commozione che proviene da tutto ciò che è limpido, umano, sincero. “Parole di rispetto e valorizzazione dell’uomo più che mai attuali nel momento che stiamo vivendo.

*figlio di Dante Cecchi

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