Le tue giornate iniziano sempre di corsa. Ti alzi dal letto e sei già in ritardo. Puoi anticipare il risveglio quanto vuoi: niente da fare, hai già perso. C’è sempre un appuntamento che preme, sgradevole come una pacca sulle spalle data da qualcuno di cui sai di non poterti fidare.

L’idea di passare al supermercato prima di recarti al lavoro si è dimostrata una pessima idea. A quest’ora non ci sarà nessuno, hai pensato, e invece… Il collo di bottiglia, si sa, è rappresentato dal passaggio alle casse. È qui che fanno naufragio le strategie più affinate per decidere dove posizionarti: scegliere la fila più corta, o quella con i carrelli meno pieni? Oppure confidare nella cassiera che ti sembra più rapida?

Mentre friggi di fronte all’evidenza della sconfitta, l’uomo che ti precede pensa bene di intavolare con la cassiera una discussione sul valore dei punti guadagnati con gli ultimi acquisti. Volgi lo sguardo rassegnato, e vedi con la coda dell’occhio una donna che ti fa cenno di avvicinarti alla cassa n.1. Non ci credi, eppure ti sta proprio cedendo il posto. In fondo devi pagare solo un filone di pane e dodici litri di acqua minerale. Ha i capelli tirati indietro, carnagione scura, abiti dimessi. Indossa un giaccone nero con una peonia di pannolenci appuntata all’occhiello, di un bel rosso sentimentale. Ha voglia di parlare: «Io non so se c’è o no la pandemia – dice con accento sudamericano – però la gente muore, e muoiono anche i giovani. Dobbiamo aiutarci. Bisogna che ci teniamo insieme con le pinze».

Il Locker di Amazon

Usa proprio questa espressione, tenerci insieme con le pinze. Mentre esci dopo averla ringraziata, ripensi alle sue parole e inizi a friggere un po’ meno. Se ne verremo fuori, in qualche modo, sarà perché avremo conservato un briciolo di fraternità. Di fronte all’ingresso del supermercato c’è un uomo anziano che hai visto altre volte, quasi sempre con una birra accanto a sé. Una mano nella tasca del giubbotto, l’altra appoggiata al bastone, le gambe leggermente flesse e divaricate. In testa un berretto di lana verde militare calzato male. Ha lo sguardo perso in un altrove che non riesci ad immaginare. È appoggiato al Locker di Amazon, il punto di ritiro dei pacchi con la freccia a forma di sorriso.

Chissà quanto lavoro precario, quante catene di distribuzione si nascondono dietro questo armadio dei desideri. Il telefono inizia a squillare, non te ne curi. E pazienza se arriverai in ritardo. Almeno per una volta vorresti un po’ di tempo per pensare, per raccogliere quelle che papa Francesco, nel suo messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali, ha definito “ e suggestioni della realtà”. Respirare a fondo, uscire dalla presunzione del già saputo, mettersi in movimento. Fissare lo sguardo nei coni d’ombra nei quali i poveri e gli immigrati sembrano scomparsi, in questo tempo di pandemia che sta svuotando ogni spazio di relazione.

E allora fissa lo sguardo, e racconta. Hai a disposizione la rete, i canali social, strumenti formidabili di partecipazione attiva che ti consentono di descrivere ciò che accade sotto i tuoi occhi. Se avessi un giorno di ferie, andresti in riva al mare, o nelle praterie di alta montagna dove in estate fioriscono le peonie. Oppure nei luoghi di frontiera percorsi da reporter immaginari, con i vestiti sgualciti e la valigia sempre pronta, che tanto di questi tempi si può viaggiare solo con il cuore.

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