Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.

Preghiamo i salmi con S. Giovanni Paolo II

SALMO 46
Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia; perché terribile è il Signore, l’Altissimo, re grande su tutta la terra. Egli ci ha assoggettati i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi. La nostra eredità ha scelto per noi, vanto di Giacobbe suo prediletto. Cantate inni a Dio, cantate inni; cantate inni al nostro re, cantate inni; perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. I capi dei popoli si sono raccolti con il popolo del Dio di Abramo, perché di Dio sono i potenti della terra: egli è l’Altissimo.

Questo inno al Signore, re del mondo e dell’umanità, come altre composizioni simili presenti nel Salterio (cfr Sal 92; 95-98), suppone un’atmosfera celebrativa liturgica. Siamo, perciò, nel cuore spirituale della lode d’Israele, che sale al cielo partendo dal tempio, il luogo nel quale il Dio infinito ed eterno si svela e incontra il suo popolo Il salmo presenta due modi diversi di considerare la relazione tra Israele e le nazioni. Nella prima parte del Salmo, la relazione è di dominazione: Dio “ci ha assoggettati i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi”; nella seconda parte, invece, la relazione è di associazione: “I capi dei popoli si sono raccolti con il popolo dei Dio di Abramo”. Si nota quindi un bel progresso. Israele si sente oggetto di un amore particolare di Dio, che si è manifestato dapprima con la vittoria riportata sulle nazioni ostili. Ma il Salmo finisce con una sorprendente apertura universalistica. Si risale ad Abramo, il patriarca che è alla radice non solo di Israele, ma anche di altre nazioni. Al popolo eletto che da lui discende, è affidata la missione di far convergere verso il Signore tutte le genti e tutte le culture, perché Egli è Dio di tutta l’umanità. Da oriente ad occidente si raduneranno allora a Sion per incontrare questo re di pace e di amore, di unità e di fratellanza. Come sperava il profeta Isaia, i popoli tra loro ostili riceveranno l’invito a gettare a terra le armi e a vivere insieme sotto l’unica sovranità divina, sotto un governo retto dalla giustizia e dalla pace (Is 2,2-5). Gli occhi di tutti saranno fissi sulla nuova Gerusalemme ove il Signore “ascende” per svelarsi nella gloria della sua divinità. Sarà “una moltitudine immensa” come dice l’Apocalisse “che nessuno può contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti… gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello” (Ap 7,9.10). In Cristo dunque, la regalità di Dio, cantata dal nostro Salmo, si è realizzata sulla terra nei confronti di tutti i popoli.

Una storia per pensare…
L’Angelo della Morte sollevò l’uomo fra le sue braccia e lo trovò leggero come una piuma. All’uomo la stretta dell’Angelo parve tenerissima. E il Signore spalancò le porte del Paradiso perché stava per entrarvi un santo… L’Angelo della Morte bussò un giorno alla casa di un uomo. “Accomodati pure” disse l’uomo. ”Ti aspettavo”. “Non sono venuto per fare due chiacchiere” disse l’Angelo, “ma per prenderti la vita”. “E che altro potresti prendermi?” “Non so. Ma tutti, quando giungo io, vorrebbero che io prendessi qualsiasi cosa, ma non la vita. Sapessi quali offerte mi fanno!” “Non io. Non ho nulla da darti. Le gioie che mi sono state donate le ho godute con gratitudine. Mi sono divertito, ma senza fare del divertimento lo scopo della mia vita. Gli affanni, li ho affidati al vento. I problemi, i dubbi, le inquietudini li ho affidati alla provvidenza. Ho utilizzato i beni terreni solo per quanto mi erano necessari, rinunciando al superfluo. Il sorriso, l’ho regalato a quanti me lo chiedevano. Il mio cuore a quanti ho amato e mi hanno amato. La mia anima l’ho affidata a Dio. Prenditi dunque la mia vita, perché non ho altro da offrirti.”

Un grande teologo
La rivoluzione vera consiste unicamente nel volgersi senza riserve a Dio che è la misura di ciò che è giusto e allo stesso tempo è l’amore eterno. E che cosa mai potrebbe salvarci se non l’amore? (Benedetto XVI)

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