Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio

Preghiamo i salmi con S. Giovanni Paolo II

SALMO 116 (116,1-2)
Alleluia.
Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli
gloria; perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno.

È questo il più breve di tutti i Salmi, ma queste poche parole oranti si rivelano significative e profonde per esaltare l’alleanza tra il Signore e il suo popolo, all’interno di una prospettiva universale. In questa luce il primo versetto del Salmo è assunto dall’apostolo Paolo per invitare tutti i popoli del mondo a glorificare Dio. Scrive, infatti, ai cristiani di Roma: “Le nazioni pagane glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:… Lodate, nazioni tutte, il Signore; i popoli tutti lo esaltino” (Rm 15,9.11). Siamo nella linea della grande “visione” di Isaia che descrive “alla fine dei giorni” l’affluire di tutte le genti
verso “il monte del tempio del Signore”. Cadranno, allora, dalle mani le spade e le lance; anzi, esse verranno forgiate in vomeri e falci, perché l’umanità viva in pace, cantando la sua lode all’unico Signore di tutti, ascoltandone la parola e osservandone la legge (cfr Is 2,1-5). Israele, il popolo dell’elezione, ha in questo orizzonte universale una missione da espletare. Deve proclamare due grandi virtù divine, che ha sperimentato vivendo l’alleanza col Signore (cfr v. 2). Queste due virtù, che sono come i lineamenti fondamentali del volto divino, sono espresse con altrettanti vocaboli ebraici che, nelle traduzioni, non riescono a brillare in tutta la loro ricchezza di significato. Il primo è hésed. Esso vuole indica re la trama dei sentimenti profondi che intercorrono tra due persone, legate da un vincolo autentico e costante. Abbraccia, perciò, valori come l’amore, la fedeltà, la misericordia, la bontà, la tenerezza. Tra noi e Dio c’è, dunque, una relazione che non è fredda, come quella che intercorre tra un imperatore e il suo suddito, ma palpitante, come quella che si sviluppa tra due amici, tra due sposi, tra genitori e figli. Il secondo vocabolo è ’emét. Il termine di per sé esprime la “verità”, cioè la genuinità di un rapporto, la sua autenticità e lealtà, che si conserva nonostante gli ostacoli e le prove; è la fedeltà pura e gioiosa che non conosce incrinature. Non per nulla il Salmista dichiara che essa “dura in eterno” (v. 2). L’amore fedele di Dio non verrà mai meno e non ci abbandonerà a noi stessi o all’oscurità del non-senso, di un destino cieco, del vuoto e della morte.

Una storia per pensare…
Durante il Medioevo, un pellegrino incontrò degli uomini, seduti per terra, che scalpellavano grossi blocchi di pietra da costruzione. Si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. “Che cosa fai?”, chiese il pellegrino. “Non lo vedi?” rispose l’uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. “Mi sto ammazzando di fatica”. Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino. S’imbattè presto in un secondo spaccapietre.
Era altrettanto stanco, ferito, impolverato. “Che cosa fai?”, chiese anche a lui, il pellegrino. “Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini”, rispose l’uomo. Il pellegrino giunse infine da un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità. “Cosa fai?”, chiese il pellegrino. “Non lo vedi?”, rispose l’uomo sorridendo con fierezza. “Sto costruendo una cattedrale”. E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.

La voce di un maestro spirituale
Il non guardare alle imperfezioni altrui, l’osservare il silenzio e il continuo tratto con Dio, sono cose che estirperanno grandi imperfezioni dall’anima e la renderanno padrona di grandi virtù. Il demonio teme come Dio l’anima che è unita al Signore (San Giovanni della Croce)

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