È bene per voi che un solo uomo muoia per il popolo

Preghiamo i salmi con S. Giovanni Paolo II

SALMO 91 (SAL 91, 2-3.6-7.13-14)
È bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunziare al mattino il tuo amore, la tua fedeltà lungo la notte, Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi pensieri! L’uomo insensato non intende e lo stolto non capisce: Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio.

Al Salmo 91 l’antica tradizione ebraica riserva una collocazione particolare, esso infatti è destinato al giorno di sabato. È l’inno che si eleva al Signore eterno ed eccelso quando, al tramonto del sole del venerdì, si entra nella giornata santa della preghiera, della contemplazione, della quiete serena del corpo e dello spirito. Questo inno sapienziale dai risvolti liturgici è costituito da un intenso appello alla lode, al gioioso canto di ringraziamento, alla festosità della musica, scandita dall’arpa a dieci corde, dalla lira e dalla cetra. L’amore e la fedeltà del Signore devono essere celebrati attraverso il canto liturgico che va condotto “con arte”. Questo invito vale anche per le nostre celebrazioni, perché ritrovino uno splendore non solo nelle parole e nei riti, ma anche nelle melodie che le animano. Il Salmo 91 propone, quasi in due ritratti, il profilo dell’empio e quello del giusto. La figura del peccatore è delineata con un’immagine vegetale: “I peccatori germogliano come l’erba e fioriscono tutti i malfattori”. Ma questa fioritura è destinata a inaridirsi e scomparire. Alla radice di questo esito catastrofico c’è il male profondo che occupa mente e cuore del perverso: “L’uomo insensato non intende e lo stolto non capisce”. Eccoci, poi, di fronte alla figura del giusto, tratteggiata come in un dipinto vasto e denso di colori. Anche in questo caso si ricorre a un’immagine vegetale, fresca e verdeggiante. A differenza dell’empio che è come l’erba dei campi rigogliosa ma effimera, il giusto si erge verso il cielo, solido e maestoso come la palma e il cedro del Libano. Un’altra immagine rappresenta il giusto ed è di tipo animale, destinata ad esaltare la forza che Dio elargisce, anche quando irrompe la vecchiaia: “Tu mi doni la forza di un bufalo, mi cospargi di olio splendente”. Il Salmo 91 è, quindi, un inno ottimistico, potenziato anche dalla musica e dal canto. Esso celebra la fiducia in Dio che è sorgente di serenità e pace, anche quando si assiste all’apparente successo dell’empio. Una pace che è intatta anche nella vecchiaia, stagione vissuta ancora nella fecondità e nella sicurezza. Commenta Origene: La nostra vecchiaia ha bisogno dell’olio di Dio. Come quando i nostri corpi sono stanchi, non si rinfrancano che ungendoli d’olio, come la fiammella della lucerna si estingue se non vi aggiungi olio: così anche la fiammella della mia vecchiaia ha bisogno, per crescere, dell’olio della misericordia di Dio”.

Una storia per pensare…
Nel centro della foresta viveva molto tempo fa una stravagante famiglia di piante carnivore che, con il passare del tempo, arrivarono a prendere coscienza della stranezza delle loro abitudini alimentari, soprattutto per le costanti mormorazioni che circolavano su loro conto in tutte le direzioni della città. Sensibili alle critiche, a poco a poco cominciarono a sentire ripugnanza per la carne, finché giunse il momento in cui la ripudiarono e si rifiutarono anche di mangiarla, schifate a tal punto che avevano nausea solo a vederla. Decisero allora di diventare vegetariane. A partire da quel giorno si mangiano unicamente le une con le altre e vivono tranquille. Perché tutti in giro parlano solo della loro esemplarità.
In tante famiglie, più preoccupate delle chiacchiere che della verità e del bene, succede la stessa cosa.

La voce di una mistica martire del ‘900
Nel nascondimento e nel silenzio si compie l’opera della redenzione. Nel silenzioso colloquio del cuore con Dio si preparano le pietre vive, con le quali cresce il Regno di Dio, e si forgiano gli strumenti scelti che cooperano alla sua edificazione (Edith Stein)

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