La famiglia è sotto attacco. Da una parte teorie imprevedibili, ma di quelle lasciamo che ne discutano persone più qualificate. Dall’altra, a ogni tristissima notizia riguardante i giovani (e purtroppo ogni giorno ce n’è una) viene tirata in ballo l’educazione, la fine dei valori, l’incapacità dei genitori, della scuola ecc…
È tutto vero, ma ora sperando di essere chiara, guardo il problema da un punto di vista diverso. Chi conosce i quarantenni o cinquantenni di oggi non può avere una visione così totalmente negativa sul modo in cui affrontano le problematiche educative. Chi li incontra e parla con loro vede giovani che corrono, sono ansiosi, si interrogano e chiedono aiuto. Non tutti, ma tanti.
Questi giovani genitori fanno molta fatica, anche perché sono i figli dei settantenni che respirarono, più o meno, l’aria del ‘68. Aria in cui da ogni pulpito psicologico, accanto a validissime nuove concezioni, si predicava che il papà e la mamma dovevano essere gli amici dei propri figli. Aberrante.
E oggi i figli di questi “amici” debbono educare i propri ragazzi, con serietà e rigore, assumendosi anche la responsabilità di dire dei «no» quando magari loro non li hanno ricevuti. Per motivi di spazio mi interrompo, ma il discorso continua. Nel frattempo, pensiamoci.