Tutti pensano che la Giornata Internazionale della Donna sia nata in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York. In realtà la storia di questa festa è molto più lunga e complessa.

Un cammino iniziato nel 1907 col VII Congresso della II Internazionale socialista a Stoccarda. Tra gli 884 delegati di 25 nazioni ci sono: Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, Lenin, Jean Jaurès. Tra i tanti temi anche la questione femminile e la rivendicazione del voto alle donne. Nella conferenza del 1908 negli Stati Uniti le donne presero posizione su alcuni punti del Congresso e l’anno successivo quella conferenza, cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna.

In quell’occasione si discusse dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.

Negli anni si sono diffuse leggende e storie infondate sulla nascita di questa festa. Una delle più comuni è quella secondo cui venne istituita per ricordare la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, confondendo con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica).

Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel lontano 1857, mentre altre ancora si riferivano a scioperi o incidenti avvenuti a Chicago, a Boston o a New York. Le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, hanno dimostrato l’erroneità di queste ricostruzioni, ancora molto diffuse nei mass media e a volte ancora presenti anche nei libri di storia. Non fu questo episodio all’origine della festa, anche se poi questo divenne uno dei simboli della campagna in favore dei diritti delle operaie.

La storia documentata ci dice che è stato un lungo cammino fatto di congressi e incontri tra le donne che chiedevano libertà e rispetto. La giornata fu istituita negli USA dal Partito Socialista per la prima volta il 23 febbraio 1909. Dall’America l’iniziativa si diffuse anche in altre nazioni. In Russia nel 1924 fu scelta la data dell’8 marzo in ricordo della manifestazione dell’8 marzo 1917 a San Pietroburgo, organizzata dalle donne per richiedere la fine della Prima Guerra Mondiale.

In Italia si festeggia dal febbraio del 1922 su iniziativa del Partito Comunista (con l’interruzione durante la guerra). Con l’ascesa del fascismo già nel maggio del 1923, la Riforma Gentile proibirà alle donne la direzione delle scuole medie e secondarie. Un successivo Regio Decreto del 1926, vietò alle donne l’insegnamento nei Licei e nel ‘27 furono dimezzati i salari delle donne.

Nel nuovo Codice Penale oltre a tutte le norme già contrarie alle donne si aggiunge un articolo che prevedeva la riduzione di un terzo della pena per chiunque uccidesse la moglie, la figlia o la sorella per il cosiddetto “delitto d’onore”. La posizione del fascismo è rafforzata anche dalla Chiesa dopo i Patti Lateranensi del 1929. In un testo ufficiale si afferma il ruolo primario della donna come madre e si condannava come “contro natura” ogni idea di parità tra i sessi.

L’Azione Cattolica guidata da Armida Barelli è tra le associazioni femminili che per un certo periodo sarà tollerata. Diventerà un importante luogo di formazione e da questi gruppi alcune di loro svolgeranno intensa e importante attività politica. Con il Codice Rocco del 1930 viene stabilito che «la donna adultera venga punita fino a un anno di reclusione». Con la legge numero 22/1934 è concesso alla pubblica amministrazione di discriminare le donne nelle assunzioni, escludendole da una serie di pubblici uffici.

Tutto s’interrompe in Europa con la Prima Guerra Mondiale, le dittature e la Seconda Guerra Mondiale. Le vicende del secondo dopoguerra, con l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista nel mondo occidentale, contribuirono alla perdita della memoria storica e dell’importanza di questa giornata.

In Italia la giornata ritornerà l’8 marzo 1946 e vide per la prima volta la comparsa della mimosa. Sempre nel 1946 finalmente le donne ebbero il diritto di voto e alcune furono elette nella Costituente, non senza discriminazioni, si racconta infatti di Teresa Mattei, una ex partigiana che fu eletta nelle liste del PCI alla Assemblea Costituente a soli 25 anni, che a proposito della proposta di parità tra uomini e donne all’interno della magistratura si sentì apostrofare così da un deputato liberale: «Signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?» e lei rispose: «Ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese».

Nei primi anni Cinquanta, anni della guerra fredda, distribuire la mimosa o diffondere “Noi donne”, il mensile dell’Unione Donne Italiane, divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico». Nel 1959 alcune senatrici, presentarono una proposta di legge per rendere la Giornata della Donna una festa nazionale, ma l’iniziativa cadde nel vuoto.

Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a essere ignorata nell’opinione pubblica finché in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.

L’8 marzo 1972 la giornata della donna a Roma si tenne in piazza Campo de’ Fiori: vi partecipò anche l’attrice statunitense Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di donne manifestavano con cartelli; le scritte furono giudicate intollerabili e la polizia caricò, manganellò e disperse le pacifiche manifestanti.

Successivamente l’ONU proclamò il 1975 “Anno Internazionale delle Donne”. Nel 1977, con la risoluzione 32/142, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni Paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale” (“United Nations Day for Women’s Rights and International Peace”).

Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione, aumentando altresì gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro Paese. L’8 marzo, che già era festeggiato in diversi Paesi, fu scelta come la data ufficiale da molte nazioni.

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