Conferenza stampa oggi al Caffè Venanzetti per presentare il nuovo Bando del Concorso destinato alle tesi di dottorato di ricerca in Storia contemporanea intitolato a Primo Boarelli.

Il Premio arrivato alla quinta edizione è organizzato dall’Anpi, dall’Anmig (Associazioni invalidi e mutilati), dalla Cgil e dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea “Mario Morbiducci”. A 10 anni dalla morte di Boarelli riprende, dopo la pausa pandemica il Concorso nato nel 2013.

Chiara Bonotti ringrazia i giornalisti presenti e sottolinea la scelta proprio di questo 30 giugno giorno della Liberazione di Macerata per questa conferenza stampa. Francesco Rocchetti illustra il bando ricordando anche i concorsi precedenti. La premiazione avverrĂ  il 25 aprile 2023.

Ricorda Rocchetti “Che per Primo non era solo una data importante nel calendario in cui fare memoria del valore della pace, della libertà e della democrazia ma un impegno da vivere e far vivere tutti i giorni soprattutto ai giovani. Vogliamo far rivivere il suo messaggio che attraverso il Premio che si avvale di una commissione esaminatrice di elevata autorevolezza accademica. Il nome di Boarelli resta evocativo: ricordo la commozione e la intensa partecipazione ai suoi funerali. E lo striscione spontaneamente installato alla Terrazza dei Popoli il 25 Aprile successivo per ricordarlo” ha terminato Rocchetti.

Daniela Meschini, del Comitato Centrale dell’Anmig e Vicepresidente della Sezione di Macerata, ha ricordato Primo come economo dell’associazione e amico di suo padre. Anche lei ha condiviso con lui un pezzo di strada e ha ricordato anche la moglie Enza sempre al suo fianco. Annalisa Cegna dell’Isrec ha sottolineato l’autorevolezza di un uomo che ha sempre guardato alla formazione delle giovani generazioni. Boarelli è stato anche sindacalista e Daniele Principi della CGIL ha voluto mettere in risalto proprio la figura di un uomo sempre a fianco dei lavoratori in particolare dei contadini.

Presenti alla Conferenza stampa Lorenzo Marconi Coordinatore Anpi Marche e Gilda Coacci Presidente dell’Anmig di Macerata che ha sempre contribuito e sostenuto il premio.

Francesco Rocchetti in chiusura ha chiesto all’amministrazione comunale di Macerata a 10 anni dalla morte (22 giugno 2012) un segno importante a ricordo di Boarelli intitolandogli una via o un luogo pubblico per rendere grazie ad un maceratese che ha contribuito a donarci la libertà che oggi viviamo ma che ha, soprattutto, servito questo territorio nelle istituzioni come Consigliere Comunale a San Severino, Matelica, Macerata, nell’Amministrazione provinciale e nell’Associazionismo.

Chiamato da Don Pocognoni, eroe martire, a organizzare la resistenza Primo aderì all’invito del suo grande amico. Fu subito un protagonista nell’area del San Vicino. Il Comandante Boarelli dedicherà poi la sua vita a sensibilizzare i giovani verso i valori della pace, della giustizia e della libertà.

Don Pocognoni e Primo Boarelli: uomini per la LibertĂ 
di Daniela Meschini

Don Enrico Pocognoni con giovani partigiani cattolici

DON ENRICO POCOGNONI
Nato a Differdange in Lussemburgo il 6 febbraio 1912, dove la famiglia era emigrata, rientra in Italia e frequenta il seminario di Fabriano e il 22 aprile 1935, a Fano, riceve l’Ordinazione sacerdotale. Viceparroco della cattedrale, insegna nella Regia Scuola Filippo De Sanctis. Il 28 febbraio 1943 viene trasferito come parroco a Braccano, una frazione di Matelica, dove fonda un circolo giovanile dell’Azione Cattolica. Subito dopo l’armistizio divenne collaboratore e consigliere delle prime formazioni resistenziali che si andavano costituendo nella Marche e si impegna attivamente anche nel supporto spirituale dei partigiani. In un territorio invaso da truppe di occupazione, si prodigava infaticabilmente in una generosa e intrepida opera di apostolato intesa ad alleviare anche le sofferenze della popolazione locale. Fervido animatore della Resistenza don Enrico prese contatto con Primo Boarelli che conosce da qualche tempo in quanto attivisti nell’Azione Cattolica. Saputo che aveva lasciato l’esercito sbandato, gli spiegò che nel paese si stavano organizzando per fare la Resistenza e gli conferì il primo incarico: preparare la popolazione in vista dell’arrivo di alcuni partigiani, compresi alcuni stranieri, che si stavano liberando dai campi di concentramento, convincendola ad accogliere e aiutare queste persone. Il mattino del 24 marzo 1944, col suono delle campane, Don Enrico mise sull’avviso i partigiani dell’avvio di un rastrellamento nazifascista e per questo fu arrestato insieme a tutti gli adulti di Braccano Furono radunati presso l’edificio della scuola elementare e qui Don Enrico sopportò con dignitĂ  e fermezza maltrattamenti e sevizie. Venne fucilato il 24 marzo 1944 insieme ad altri quattro parrocchiani e ad un somalo, in quello che sarĂ  ricordato come l’Eccidio di Braccano. Il 26 febbraio 1969 gli sarĂ  conferita la Medaglia d’oro al valor civile.

Primo Boarelli

PRIMO BOARELLI
Nasce a Braccano di Matelica (MC) 1° luglio 1923. Nel 1924, insieme alla madre, raggiunge il padre emigrato in Francia per lavoro. In Francia compirà i primi studi (due anni) per tornare poi a Braccano all’età di circa 7 anni. Nel paese natale, dove i genitori vivono coltivando piccoli appezzamenti di terra, facendo i boscaioli e i carbonai, studia fino alla quarta elementare e presto si affianca a loro nelle varie fatiche fino al 1948. Consegue la licenza elementare in una scuola serale. Dopo la guerra, grazie alla rete dei “convitti di scuola della rinascita” consegue il diploma di terzo avviamento agrario a Cremona, dopo aver tentato l’ingresso al corso per sindacalisti a Milano ed essere stato respinto per insufficienza di posti. La sua formazione politica inizia mentre è militare a Roma nel luglio del 1943 durante il quale ha contatti con dei commilitoni bolognesi vicini ai movimenti antifascisti. Dopo l’8 settembre del 1943, fuggito da Roma a seguito dello “sbandamento” torna a casa dove, appena arriva, viene contattato dal parroco del paese don Enrico Pocognoni, membro del CLN di Matelica e per la comune militanza nell’Azione Cattolica locale. Dati i suoi buoni rapporti con la popolazione, i partigiani che si stanno costituendo in gruppi organizzati nelle zone del Monte San Vicino, gli conferiscono l’incarico di coordinare il gruppo partigiano di Braccano di cui, a fasi alterne, è anche capitano. Scampato all’eccidio nazifascista perpetrato a Braccano il 24 marzo del 1944, in cui cade vittima anche don Pocognoni, aderisce nei giorni successivi al gruppo partigiano operante ad Elcito di San Severino Marche di cui presto diventa vicecomandante. Durante la lotta per la liberazione apprende i fondamenti del socialismo.
Appena dopo la liberazione, porta l’esperienza e la capacità organizzativa maturate durante la Resistenza nella lega dei mezzadri e nella segreteria della CDL di Matelica dove inizia il suo impegno sindacale. In quegli anni, a parte il periodo di studio a Cremona, è oltre che militante sindacale anche segretario della sezione del Psi di Braccano (40 iscritti su 500 abitanti). La scelta socialista lo espone, come frequente in quel periodo, ad attacchi fortissimi del clero (scomunica, mancata benedizione della casa) e dei militanti della Dc locale che però non scalfiscono il suo profondo legame con la popolazione del borgo natio che sempre lo ripaga con brillanti successi elettorali per sé e per la sua area politica: alle elezioni del 1948 il Fronte Popolare ottiene a Braccano la maggioranza assoluta.
Nel 1951 diventa consigliere comunale a Matelica e consigliere della prima amministrazione provinciale per le liste Psi – Pci. Nel dopoguerra, il tema centrale della lotta dei lavoratori della terra riguarda la percentuale di ripartizione dei prodotti e l’abolizione dei patti agrari che costringono a molte regalie in favore dei padroni. In questo contesto si occupa della protesta sindacale del matelicese in cui, a parte il frequente blocco delle aie durante la trebbiatura spesso represso con l’intervento dei carabinieri, si segnala la protesta pacifica in cui le regalie invece di essere consegnate ai padroni vengono portate gratis ai ricoveri per anziani. Nel 1949 viene assunto alla Cdl di Macerata, di cui è segretario Guido Latini (comunista), antifascista e combattente in Spagna, commissario politico del battaglione Mario (uno dei gruppi partigiani del Monte San Vicino). Qui si occupa ancora dei lavoratori della terra fino al 1951 quando viene eletto segretario provinciale del Psi. Dimessosi dal sindacato, si dedica al Psi fino all’estate del 1953. Le condizioni economiche sono precarie e Primo tra il 1953 e il 1955 dorme su una branda pieghevole nella sede del partito in via Crescimbeni. Trasferito per un breve periodo a l’Aquila come membro della segreteria provinciale dello stesso partito, tra il 1954 e il 1955 è nuovamente a Macerata ma nella primavera del 1955 viene impiegato alla CDL di Frosinone. Nel maggio del 1955 si sposa con la compagna della vita Enza. Sono anni difficili per la vita di Boarelli in cui alle difficoltà economiche si affianca la mancata assistenza sanitaria dovuta al fatto che in quegli anni le organizzazioni sindacali non vengono considerate “datori di lavoro”.
Nel 1957 ritorna a Macerata dove è membro della segreteria provinciale alla Cld che in quegli anni vive i duri scontri della fabbrica “Cecchetti” di Civitanova. In questo periodo è consigliere comunale a Macerata per il PSI. Vicino alle posizioni di Lelio Basso, con la scissione del 1964 aderisce allo PSIUP di cui diventa segretario della provincia di Macerata. Dopo due anni si trasferisce ad Ancona dove, nel dirigere il partito locale, vive i fermenti del 1968. In quell’anno è anche consigliere comunale a San Severino Marche, dove unico consigliere del PSIUP, si distingue per la lotta all’abusivismo edilizio e l’opposizione alla Dc che si concretizza in una movimentata occupazione della sala del consiglio comunale insieme ai colleghi consiglieri del PCI a causa dei contrasti interni alla Dc che impediscono l’elezione del sindaco. Nel 1969 torna a Macerata dove è consigliere comunale. In rotta con il PSIUP nazionale (a causa dell’avvicinamento alla DC) si dimette da segretario provinciale e, su indicazione di Joyce Lussu, si dedica alla vendita di libri di storia porta a porta fino al 1971. Dal 1972 al 1984 è impiegato all’ospedale di Tolentino dove riprende l’attivitĂ  sindacale per la CGIL. Dal 1984 è nella segreteria e nel direttivo provinciale dei pensionati (SPI).
A partire dal 1990 inizia una assidua militanza nell’ANPI, dove nel 1996 viene eletto vicepresidente provinciale di Macerata. Rimane in questa carica fino al 2006, quando diviene membro del Consiglio nazionale. Iscritto all’Anmig Sezione di Macerata farà parte del Direttivo con la carica di economo fino alla morte che avviene a Macerata il 21 giugno 2012. A lui è dedicato il Premio Nazionale per le Tesi di Laurea promosso da ANPI, ANMIG, ISRC, CGIL

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