Domani nella sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi Borgetti in Piazza Vittorio Veneto alle 17:30 presentazione del libro “La morte, la fanciulla e l’orco rosso” scritto da Nicoletta Bourbaki ovvero un gruppo di lavoro di ricerca su falsificazioni e manipolazioni storiche. Presente Benedetta Pierfederici, del gruppo di lavoro, che dialogherà con Matteo Petracci, Docente di Storia Contemporanea all’Università di Camerino autore di Partigiani d’Oltremare. Dal Corno d’Africa alla Resistenza italiana, Pacini, Pisa 2019 – I matti del duce. Manicomi e repressione politica nell’Italia fascista, Donzelli, Roma 2014 – Pochissimi inevitabili bastardi. L’opposizione dei maceratesi al fascismo dal biennio rosso alla caduta del regime, Il lavoro editoriale, Ancona 2009.

Il libro affronta il tema dei crimini o meglio, delle narrazioni su presunti crimini partigiani il cui scopo è denigrare la lotta al nazifascismo. Lo fa concentrandosi sul caso di Giuseppina Ghersi, adolescente uccisa a Savona nell’aprile del 1945. Il libro che verrà presentato è un saggio frutto di un’inchiesta storica sul caso di Giuseppina Ghersi durata cinque anni. Con questo libro, si sottrae un episodio della guerra di liberazione allo sciacallaggio, restituendolo alla storiografia. Nella prima parte del libro si passano in rassegna alcune vicende giudiziarie che nel dopoguerra coinvolsero partigiani, così come le narrò il Corriere della Sera. Si è scelto quel giornale non solo perché da lì è partito il battage nazionale sul “caso Ghersi”, ma anche per il peso che ha avuto nella costruzione del discorso pubblico nazionale.

Nella seconda parte si presentano i risultati delle ricerche d’archivio su Giuseppina Ghersi e sulla sua famiglia. La terza parte consiste in una rassegna critica delle diverse narrazioni del “caso Ghersi”. Facendo nomi e cognomi dei manipolatori. La quarta parte è una versione aggiornata dell’inchiesta sul presunto «eccidio di monte Manfrei». Nel 1944-45 durante la nostra guerra civile a quindici, quattordici e persino tredici anni si poteva già essere «mostruosi carnefici» e «sciagurati sgherri», come si poteva essere eroi ed eroine, o semplicemente persone cresciute in fretta e impegnate a sopravvivere. Durante quel periodo che fu materialmente combattuta da giovani e giovanissimi, la percezione delle età della vita era molto diversa da quella odierna. Questo ha condizionato anche la storia tanto da creare la menzogna che i partigiani uccidevano bambini nascondendo che anche molti partigiani erano bambini. Una storia quella di Giuseppina Ghersi che enfatizza la giovane età ma che dopo questa lunga ricerca mostra una storia diversa. Nel libro si storicizza l’ambiente in cui si colloca la vicenda: la città, il quartiere, la famiglia e tutto appare diverso. Un incontro quello proposto dall’Anpi di Macerata interessante per comprendere come la storia può diventare invenzione senza una seria documentazione e ricerca.

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