di Filippo Gobbi e Luca Riz
Sotto la protezione della Madonna della Misericordia, il 2 settembre 2018, per verificare e far crescere la disponibilità a divenire sacerdoti, il vescovo Marconi disse che eravamo consegnati come «due semini di grano a Maria».
La vocazione al sacerdozio è maturata da una richiesta da parte della Chiesa, per mezzo del Vescovo, di continuare la nostra strada di discepolato intrapresa ormai da diversi anni in un cammino costante e perseverante alla sequela di Cristo. Nella nostra vita abbiamo ricevuto molteplici chiamate. Da piccoli abbiamo ricevuto la nostra prima chiamata con il Battesimo diventando, in questo modo, figli di Dio.
Successivamente, con la Consacrazione al Cuore immacolato di Maria Regina dell’Amore, la Madonna ci ha chiamati ad affidarci a Lei per arrivare in maniera speciale a suo Figlio. Alla scuola di Maria abbiamo imparato ad avere fede in Dio, a vivere la vita con uno sguardo di speranza, con la carità di Colui che veramente ci ama. Infine il Signore, dall’alto della croce, ci attirava ad alzare lo sguardo su di Lui, aveva sete di noi, aveva sete di una conformazione più profonda a Lui; ci chiamava a restituire a Lui il dono della vita che avevamo ricevuto dai nostri genitori: con questa consapevolezza abbiamo consacrato totalmente la nostra vita a Lui all’interno della Comunità dei “Figli del Sacro Cuore di Gesù” con i voti perpetui di obbedienza, povertà e castità.
Come tutti i cristiani continuiamo a chiedere, in un tempo che sembra senza speranza, di essere quel riflesso di luce di Cristo che brilla nel mondo, un riflesso del Padre perché la testimonianza di ogni discepolo rende visibile la presenza di Cristo nel mondo. Arricchiti dal percorso nel Pontificio Seminario Romano, quei “due semini di grano” offerti a Maria, sono stati valutati pronti a sbocciare nella loro pienezza per essere frutto di speranza e misericordia nel cuore degli uomini e divenire sacerdoti secondo il suo Cuore. Sacerdoti – Consacrati nella Comunità dei “Figli del Sacro Cuore di Gesù” a servizio della Diocesi di Macerata, a disposizione del Vescovo e del popolo che ci verrà affidato.